Il Kirghizistan è sicuramente un paradiso per gli amanti del trekking: una natura ancora incontaminata lungo sentieri non battuti, tra valli abitate solo da branchi di cavalli selvaggi. Questo è il racconto del nostro Turgen-Ak Suu trekking, tre giorni sulle montagne del Tien Shan, nella parte est del paese.
Quando ho sentito parlare per la prima volta del Kirghizistan non sapevo bene cosa aspettarmi. Sapevo che viene chiamato la Svizzera dell’ Asia Centrale, che è ancora fuori dalle rotte più turistiche e che ogni due anni ospita i World Nomad Games.
È stato una grande scoperta questo piccolo paese che offre quello che tutti gli amanti dei trekking cercano: natura incontaminata e sentieri non ancora battuti.
Abbiamo camminato per tre giorni tra prati ricoperti di stelle alpine e genziane blu, accanto a laghi alpini color cobalto, lungo torrenti che nascono da ghiacciai ai quali ancora non è stato dato un nome.
Tre giorni in tenda, portandoci dietro tutto il necessario, senza telefoni o gps, senza strade o case. Tre giorni immersi nella natura più selvaggia senza incontrare anima viva a parte branchi di cavalli, pecore e qualche pastore solitario.
Una cosa è certa: non si può affrontare questo trekking a casaccio, ma bisogna pianificarlo per bene. A parte qualcuno veramente esperto di montagna che potrebbe scegliere di avventurarsi da solo (in bocca al lupo), per tutti gli altri è assolutamente necessario appoggiarsi a un’agenzia.
Ecco qui come organizzare il vostro Turgen-Ak Suu trekking!
- Come Organizzare
- Quanto Costa
- Cosa portare
- Quando andare
- Se qualcosa va storto?
- Itinerario
- Giorno 1
- Giorno 2
- Giorno 3
- Su Karakol
Se amate il trekking valutate anche di trascorrere qualche giorno nella piccola Jyrgalan, uno dei miei posti preferiti in Kirghizistan!
Come organizzare il trekking Turgen-Ak Suu
Come dicevo prima, il Kirghizistan è il paradiso per chi ama fare trekking e ci sono tantissimi sentieri che è possibile affrontare da soli.
Il Trekking Turgen-Ak Suu non è uno di questi, a meno che non siate super esperti e che abbiate con voi gps o telefono satellitare (chissà se funziona) e sappiate leggere una cartina nei minimi dettagli.
Per tre giorni infatti ci siamo trovati a camminare per otto/dieci ore al giorno tra montagne e valli, spesso oltre i 3000 metri, dove i sentieri non sono tracciati.
Abbiamo camminato con l’erba fino alla vita senza saper bene dove mettere i piedi, seguendo i torrenti e attraversandoli saltellando da una pietra all’altra (e qualcuno si è preso una storta, ma ve lo racconto dopo).
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Tenete conto che in questo trekking è necessario portarsi tutto: mangiare, tende, sacchi a pelo (di notte fa un freddo cane), ricambi. Insomma tutto il necessario per sopravvivere sulle montagne.
Non ci sono rifugi per cui se dimenticate qualcosa dovrete farne a meno con il rischio di morire congelati di notte con temperature che scendono sotto lo zero.
E dovrete camallarvi tutto il necessario.
Vi sconsiglio caldamente di affrontare questi tre giorni partendo da soli ma di appoggiarvi a qualche agenzia. Personalmente noi ci siamo affidati a Ecotrek, un’agenzia di Karakol che ha organizzato tutto per noi: guida esperta, portatori e un cuoco.
Ecotrek è un’agenzia con guide specializzate in trekking anche di difficoltà alta. Oltre a fornire il servizio di cui abbiamo usufruito noi, Ecotrek affitta tutto il necessario: tende, zaini, sacchi a pelo. Non dovrete quindi portarvi nulla da casa.
Per tutte le informazioni che vi servono potete anche rivolgervi a Destination Karakol, l’ufficio del turismo. Destination Karakol organizza anche dei tour guidati per la città e una vasta scelta di esperienza culturali come per esempio lezioni di artigianato o la magnifica cena a casa della famiglia Dungan!
Quanto costa?
Questo trekking può essere completato in tre o quattro giorni, dipende da voi perché comunque richiede una discreta forma fisica.
Per chi non è abituato a camminare in montagna, superando passi fino a 3700 metri d’altezza, Ecotrek raccomanda di farlo in 4 giorni.
A luglio 2017, quando siamo andati noi, le tariffe di Ecotrek erano le seguenti:
- €773 a persona per il trekking di 4 giorni
- €871 per due persone
- €1333 per quattro persone
Questi prezzi includono il trasporto da e per Karakol, una guida esperta, portatori, un cuoco e tre pasti al giorno (e la vodka!).
I tre pasti consistono nella colazione con uova sode, formaggio, salame, frutta secca e cioccolata, the o caffè e biscotti. A pranzo sandwiches e per cena una zuppa calda di verdure, noodles o pasta e insalata.
Se si è vegetariani come me non si avrà nessun problema, ma comunicate ad Ecotrek qualsiasi problema o restrizione alimentare prima della partenza.
Insomma di certo non si soffre la fame.
Questi sono i prezzi quotati da Ecotrek nel 2017:
- Guida: 2500 som al giorno
- Portatori: 1700 som al giorno
- Cuoco: 2500 som al giorno
- Cibo: 750 som al giorno per persona
Oltre a questo, come scrivevo prima, Ecotrek noleggia anche tutta l’attrezzatura necessaria:
- tenda per due persone: 300 som al giorno
- sacco a pelo: 170 som al giorno
- materassino: 55 som al giorno
Si possono noleggiare anche stoviglie, giacche e tutto quello che potrebbe servire. Chiedete in agenzia.
La mancia non è obbligatoria, ma è molto apprezzata e consiglio di lasciarla soprattutto perché pochi soldi per noi possono fare la felicità di un’intera famiglia. La mancia giusta si aggira sui 500 som al giorno sia per la guida che per cuoco e portatori.
Cosa portare
Esattamente come per il trekking al Torres del Paine e la Patagonia in generale, anche in Kirghizistan il tempo varia ad una velocità supersonica: non è strano, soprattutto sulle montagne, passare dal sole (e i 20 gradi) alla pioggia e al nevischio con temperature che scendono anche sotto lo zero… e tutto nello stesso giorno!
Per questo è necessario partire assolutamente preparati e attrezzati per ogni inconveniente.
Questa è la mia packing list. Io ho cercato di ridurre e di portare solo l’essenziale (anche se non lo portavo io, i portatori sono persone, non muli da carico):
- 3 t-shirt, una a maniche lunghe e due a maniche corte
- 2 canottiere termiche
- Pantaloni da trekking
- Pantaloni termici da mettere eventualmente sotto gli altri (con i quali io ho dormito)
- 1 pile sottogiacca pesante
- Giacca antivento e antipioggia
- Scarponcini da trekking
- Sandali Teva per la sera
- 3 paia di calze da trekking, un apio di calze pesanti di lana per la notte
- Completi intimi senza cuciture, in modo che non mi dessero fastidio mentre camminavo.
- Guanti, sciarpa e berretto
Non dimenticate crema solare e burro di cacao!
Vi raccomando anche di portare o uno sterilizzatore per l’acqua o delle pastiglie…i torrenti sono fonte di acqua fresca, ma magari 100 metri più sopra c’è qualche branco di cavalli…
Se volete potete portare anche il vostro sacco a pelo, ma io vi consiglierei di affittarlo da Ecotrek perché quello che avevo io era caldissimo e confortevole soprattutto per le basse temperature.
Quando andare
La stagione migliore per il trekking in Kirghizistan è senza dubbio quella che va da fine Giugno a fine Agosto. A Giugno e Settembre sui passi sopra i 3000 metri si può (ancora e già) trovare la neve.
Noi a fine Luglio siamo stati benissimo anche se abbiamo preso qualche acquazzone e alla notte faceva freddo.
Imprevisti e se qualcosa va storto
Nella mia vita mi è spesso capitato, quando leggevo di qualche brutto imprevisto, di pensare che a me non sarebbe mai capitato niente.
Ecco invece qui qualche imprevisto c’è stato.
Proprio l’ultimo giorno, mentre camminavamo in una valle bellissima, attraversando un torrente la mia amica Margherita è scivolata su una pietra instabile procurandosi una bruttissima storta che ha coinvolto anche un grave stiramento dei tendini della caviglia.
La nostra guida, Ermek, che comunque aveva anche con se un kit di pronto soccorso, ha tagliato la sua maglietta per farle una fasciatura e aiutarla a rialzarsi in piedi.
Nonostante quello per Margherita sarebbe stato impossibile proseguire: mancavano ancora almeno 6 ore all’arrivo e non riusciva neanche ad appoggiare il piede a terra.
Per fortuna la nostra guida è andato a cercare aiuto e poco dopo ha trovato un pastore disposto ad affittare il suo cavallo. Così noi a piedi e Margherita bella spapparanzata in sella siamo arrivati senza più nessun problema fino al villaggio di Ak-Suu dove il pulmino è venuto a prenderci per riportarci, sani e salvi, a Karakol.
Cosa mi ha insegnato questa esperienza (brutta ma con il lieto fine):
In Kirghizistan non c’è un servizio di salvataggio con l’elicottero: o meglio, c’è, ma sui monti e senza alcuna copertura telefonica non è facile chiedere aiuto o per lo meno non si può dare per scontato che qualcuno venga a salvarvi.
AKA: dovrete essere in grado di affrontare da soli la situazione.
Una guida esperta conosce la lingua e sa come trovare aiuto.
Si devono sempre portare dei soldi di scorta così da poter pagare qualche pastore che possa dare una mano.
Bisogna fare davvero tanta attenzione a dove si mettono i piedi, soprattutto quando un sentiero non c’è e si deve sempre prima testare il terreno per capire se nasconde qualche insidia.
Si deve pianificare bene e pensare sempre che qualcosa possa succedere per cui bisogna avere un piano B nel caso le cose vadano storte.
Questa esperienza mi ha dato una grande lezione di umiltà: crediamo di essere dei supereroi, pensiamo in maniera superficiale che non ci succederà mai nulla, salvo poi renderci conto quando le cose vanno male che non abbiamo la più pallida idea di come venirne fuori.
Quando si organizza un trekking su sentieri non segnati non si può lasciare niente al caso e tutto va pianificato nei minimi dettagli.
E soprattutto bisogna essere tanto capaci da sapere in anticipo che cosa potrebbe eventualmente succedere ed essere preparati ad affrontare qualsiasi inconveniente che possa capitare.
Questa disavventura però mi ha insegnato un’altra cosa ancora più importante: che per un’ottima riuscita è sempre meglio avere un compagno di viaggio (e di trekking) coraggioso.
Nonostante la storta alla caviglia e il successivo ingessamento (a proposito fate un’assicurazione (che io uso SEMPRE)che eventualmente copra le spese ospedaliere), Margherita ha affrontato tutta la parte restante del nostro viaggio con il sorriso sulla faccia.
Avreste dovuto vederla mentre zampettava per tutto il Kirghizistan con le sue stampelle, determinata a non permettere a nulla di rovinare la bellissima esperienza che stavamo vivendo.
Non siamo riusciti neanche a dissuaderla dal trekking a cavallo di 3 giorni fino a Song Kol. Insomma si può non amarla?
Inoltre fa viaggi meravigliosi: seguitela sul suo blog in inglese The Crowded Planet.
Itinerario
Per completare il trekking Turgen-Ak Suu si devono percorrere ben 47 km.
Ma non 47 km in piano, bensì 47 km in cui si sale per poi ridiscendere, per poi salire di nuovo e poi ancora su e giù.
Come già scritto in precedenza è possibile farlo come noi in tre giorni, ma farlo in 4 permette di faticare meno e di godersi più l’immensa e incontaminata natura del Kirghizistan.
Quando Einstein diceva che il tempo è relativo probabilmente si riferiva al Kirghizistan: il tempo qui non è oggettivo, insomma,va interpretato.
Se ti dicono che per arrivare ci vuole un’ora è facile che ce ne vogliano 4. Se ti dicono 4 ore è più probabile che ce ne vogliano 6 o addirittura 8. Per cui tenetene conto.
Il sentiero come già detto non è segnato. Vedi la meta li vicino e pensi di arrivarci in un attimo, ma poi devi girare intorno al monte per trovare un passaggio accessibile che ti permetta di raggiungerla.
Insomma è una delle esperienze più selvagge e divertenti che possa capitarvi.
Giorno 1
Distanza percorsa: 12 km
Dislivello: 800 metri
Tempo: 6 ore
Il trekking parte dalla splendida valle di Turgen-Ak Suu a circa un’ora e mezza di distanza da Karakol in autobus.
La valle è molto simile al nostro Tirolo con ampi prati, abeti sui fianchi delle montagne e branchi di pecore e mucche che pascolano tranquilli.
Questo è stato il nostro punto di partenza, anche se in realtà a causa di un ponticello crollato abbiamo dovuto fare un giro un pochino più largo per trovare un altro punto in cui attraversare il fiume che percorre tutta la valle.
Nel frattempo dense nuvole hanno occupato il cielo e nel momento esatto in cui cominciamo a camminare, veniamo investiti da un forte temporale.
Il primo giorno la pioggia non ci ha quasi dato tregua. Il temporale ci ha inseguito ostinato per le prime ore di salita fino al passo Bozuchuk (3500) dove le nuvole, riluttanti, hanno finalmente lasciato spazio ad un timido sole.
Un sole pallido certo non sufficiente a riscaldarci e ad asciugarci, ma perfetto per illuminare di una luce soffusa i profili delle montagne ricoperte dai ghiacciai.
Dal passo siamo scesi fino alla valle Jergez dove abbiamo piantato le tende per trascorrere la notte, sotto un cielo talmente limpido che ci sembrava di poter toccare le stelle una ad una.
Giorno 2
Distanza: 19km
Dislivello: 1100 metri
Tempo: 10 ore
Dopo una serata spesa al freddo gelido per riuscire a fotografare le stelle, ci siamo svegliati con il sole alto nel cielo.
Il secondo giorno è senza dubbio il più faticoso di tutto il trekking, ma è anche uno dei percorsi più spettacolari mai fatti in vita mia.
Si cammina per almeno 10 ore tra aspre cime rocciose, ricoperte di neve, e poi si scende lungo prati ricoperti di fiori selvatici: morbide stelle alpine (così rare ormai da noi ma in Kirghizistan così fitte da non poterle non calpestare) genziane blu, ranuncoli gialli e margherite lilla.
Si attraversano torrenti con rocce di granito rosa tra valli e panorami che ti avvolgono e che resteranno per sempre scolpiti nella mia memoria.
Il trekking comincia subito con una salita pazzesca verso il primo dei due passi.
Sbuffando come cavalli lungo una ripida salita, finalmente abbiamo raggiunto la cima del passo Ailanish (circa 3700 metri) e abbiamo scorto in lontananza i laghi gemelli, due specchi d’acqua color cobalto sotto montagne grigie, in perfetto contrasto con l’azzurro del cielo.
Le foto semplicemente non rendono giustizia a questi due piccoli laghi alpini.
Ci siamo sentiti subito meglio e ci siamo sentiti invadere di nuova energia anche se per raggiungerli, dal passo abbiamo dovuto scendere e risalire di nuovo camminando per almeno altre tre ore.
Dai laghi (dove ci siamo fermati per la sosta pranzo) si prosegue su per una ripida salita che conduce ad un secondo passo: dalla cima si apre una vista meravigliosa sulla Valle Almalu, con il suo ghiacciaio che alimenta un torrente di colore argento.
Quando abbiamo chiesto a Ermek, la nostra guida, come si chiamasse il ghiacciaio ci ha risposto semplicemente che ancora non ha un nome.
L’ultimo pezzo per fortuna è stato tutto in discesa, tra i verdi jailoo e finalmente esausti e felici abbiamo raggiunto il fondo della valle dove le nostre tende erano già pronte per la notte.
Giorno 3
Distanza: 17 km
Dislivello: minimo, per lo più in discesa
Tempo: 8 ore (salvo inconvenienti vari)
L’ultimo giorno avrebbe dovuto essere tranquillo: il percorso attraversa la valle Almalu quasi in piano lungo il corso del torrente per poi scendere dolcemente fino al villaggio di Ak-Suu.
Le prime ore sono trascorse piacevolmente, camminavamo tranquilli fermandoci a fotografare le incredibili acque argentate e le valli punteggiate di abeti.
Però è facile, quando si cammina con il naso all’insù rapiti da paesaggi spettacolari, dimenticarsi di guardare dove si mettono i piedi.
Dopo qualche ora di beatitudine, infatti, sento uno strillo seguito da un tonfo: mi giro e vedo Margherita che sguazza e si dimena sdraiata nelll’acqua fangosa, tentando di portare in salvo, prima di se stessa, la sua macchina fotografica.
Attraversando un piccolo rio, ha messo un piede su una pietra instabile che si è capovolta, è caduta in acqua e si è storta la caviglia.
Sarebbe stata quasi ridicola come scena se non fosse che la caviglia si gonfia immediatamente in maniera preoccupante, impedendole di appoggiare il piede a terra.
Fortunatamente Ermek taglia la sua maglietta ricavandone delle bende che le permettono di camminare quel tanto sufficiente a trovare un pastore disposto ad affittarci il suo cavallo.
Nonostante questa piccola disavventura, anche il terzo giorno è stato spettacolare come i precedenti (e molto meno faticoso!) e dopo qualche ora e con il cuore molto più leggero arriviamo al villaggio dove il pulmino è già pronto ad aspettarci per riportarci a Karakol.
Su Karakol
Karakol è la base di partenza per il trekking Turgen – Ak Suu. Da qui l’agenzia porta in pulmino fino al punto di partenza che dista circa un’ora e mezza.
Leggi 15 altri buoni motivi (oltre al trekking) per visitare Karakol!
Karakol si trova nella parte est del lago Issyk-kul e procedendo sempre verso est è l’ultima città prima di raggiungere il confine con la Cina da cui dista circa 150 km.
L’ufficio della Ecotrek si trova in Abdrahmanov Street ma potete anche rivolgervi a Destination Karakol in Gagarin Street.
Da Karakol partono altri famosi trekking sulle montagne della catena del Tien-Shan come il celeberrimo trekking per Ala-Kol e Altyn-Arashan.
Le guide locali sono molto esperte, conoscono molto bene i sentieri sulle montagne e inoltre lungo il percorso possono raccontarvi della cultura e mostrarvi fiori e piante. In più con la guida aiuterete anche lo sviluppo dell’economia locale.
Disclosure: il mio trekking Turgen Ak-Suu è stato organizzato in collaborazione con l’USAID (United States Agency for International Development) per un progetto di sviluppo del turismo comunitario in Kirghizistan. I contenuti sono solo responsabilità dell’autrice e non riflettono necessariamente le opinioni dell’USAID o del Governo degli Stati Uniti: come sempre tutti i pensieri e le informazioni, il come, cosa e perché, sono del tutto personali.
Noleggio barche
Questa parte dell’Asia è così sconosciuta e mistica. Spero di visitarlo presto, in pochi anni.
Emarti
Te lo auguro anche io!
Domenico
Ciao!
mi chiamo Domenico, e insieme ad altri miei amici, avrei intenzione di organizzare (e compiere!) un viaggio da Astana a Katmandou, chiaramente con mezzi pubblici e di fortuna.
A questo proposito sono stato attirato da questo sito, in quanto il Kirghizistan si trova proprio sul tragitto da compiere, terra di mezzo tra Kazakistan e Cina. Mi chiedevo, in queste zone, quanto sia facile -o difficile- muoversi con bus, taxi o treni;
e se settembre può essere un buon periodo per affrontare le altitudini di questi luoghi (anche perchè, teoricamente, dovremmo passare da Torugart Port, ma anche su questo punto le mie informazioni e intenzioni sono abbastanza vaghe).
Quindi riassumendo: è facile muoversi a settembre? Avresti altri consigli sul piano organizzativo? Sono creta nelle tue mani.
Ringraziando anticipatamente,
Domenico
Emarti
Ciao Domenico, è facile non ti preoccupare, niente che viaggiatori esperti abbiano problemi a fare :)
Buon viaggio!