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Esplorare l’Islanda dell’Ovest attraverso le antiche Saghe Vichinghe

Quando sono partita per il viaggio in Islanda l’ho fatto con una doppia missione: visitare l’Ovest del paese e  conoscere la sua storia attraverso le saghe vichinghe che effettivamente ebbero luogo proprio qui qualche migliaio di anni fa.

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Vichinghi al Settlement Centre di Borgarnes

L’Islanda era praticamente disabitata quando i vichinghi arrivarono nel IX secolo e trovarono davanti ai loro occhi un paese spettacolare ma difficile, con un paesaggio a tratti violento caratterizzato da faglie frastagliate, gole profonde e creste, vulcani e ghiacciai, in netto contrasto con le sue colline, i torrenti spumeggianti e le fragorose cascate.
L’Islanda è un paese duro che a volte non perdona con  i suoi lunghi, bui e gelidi inverni, mitigati però da estati dolci quando la luce del sole non scompare quasi mai. Ma nonostante la vita dovesse essere pericolosa nei primi insediamenti umani, gli islandesi hanno creato una cultura straordinariamente ricca, accompagnata da una fervente attività politica: qui infatti nel Parco di Thingvellir (che si può visitare guidando lungo il Golden Circle), è stato istituito uno dei primi parlamenti nazionali, precursore di quella che è la democrazia moderna.

Anche se ad oggi sono pochissimi i reperti archeologici di quegli antichi secoli, la tradizione vichinga si è comunque tramandata di padre in figlio attraverso racconti, poesie e canzoni che ancora oggi, come allora, vengono ancora raccontate ai bambini per illuminare ed allietare le lunghe notti invernali.
Le saghe islandesi non sono solo storie di uomini e donne venute a vivere in un paese difficile, sono la vera identità dell’Islanda.

Alcune tra le saghe più conosciute al mondo sono ambientate nell’Ovest dell’Islanda e ad oggi rappresentano un modo alternativo per esplorare questa parte del paese, imparandone allo stesso tempo la  storia e cultura. Qui sono state scritte la maggior parte delle saghe più famose come la Saga di Egil, Laxdaela (una saga al femminile e secondo me una delle più emozionanti) e Eyrbyggja al punto di rinominare questa zona “Sagaland” e negli anni recenti è stato fatto moltissimo per mantenere intatto il grande patrimonio culturale che riguarda le saghe di quest’area.

Durante il nostro viaggio on the Road abbiamo proprio toccato alcuni di questi punti e praticamente ogni agenzia di Rejkyavik organizza dei tour organizzati di uno o due giorni.

Borgarnes e il Settlement Centre

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La saga di Egil che ho letto prima di partire per il viaggio in Islanda alla ricerca dei vichinghi!

Il nostro primo stop durante il viaggio è stato a Borgarnes, un piccolo centro con una grande tradizione vichinga alle spalle, a circa 75 km dalla Capitale Reykjavik.

Al Settlement Centre di Borgarnes è allestita una mostra che racconta la Saga di Egil Skallagrímsson e che guida il visitatore in un labirinto avventuroso con audioguide (in 14 lingue diverse) ed un canale appositamente per i bambini. Un giro completo della mostra dura circa mezz’ora.
Avevo letto la saga di Egil prima di visitare il museo e non vedevo l’ora di vedere come la storia era ritratta in questo piccolo museo: in questo caso, la sensibilità teatrale dei fondatori ha creato un’esperienza che sarà apprezzata da chiunque andrà a visitarlo.

La saga racconta di Egil, figlio di Skalla-Grimur. Il padre di Egil, Skalla-Grimur Kveldulfsson è stato uno dei primi coloni ad arrivare in Islanda, dieci anni dopo il primo colono Ingolfur Arnarson.

Nella storia si intrecciano battaglie e storie d’amore, magia e tradizione pagana. La saga di Egil fornisce un’accurata descrizione di come gli uomini che arrivarono in islanda furono in grado di muovere i loro primi passi in questo non facile territorio. Attraverso la tecnologia moderna, il museo cerca di far rivivere al visitatore il senso di come dovesse essere arrivare in Islanda in quei tempi remoti e delle difficoltà a cui le famiglie andavano incontro.

Per quanto io abbia apprezzato il piano superiore, è stata la mostra dedicata alla Saga di Egil al piano inferiore che mi ha davvero fatto emozionare.

Egil Skallagrímmson era un vichingo poeta e assassino, insomma una specie di maniaco, la cui storia è raccontata in una delle saghe islandesi più affascinanti. Egil infatti è uno dei primi antieroi della letteratura occidentale: orribilmente brutto, crudele ed incline ad attacchi oltraggiosi di violenza, ma contemporaneamente è anche un poeta di talento, molto intelligente e fedele a ciò in cui crede.

Guðrúnarlaug

gudrunarlaug

Guðrúnarlaug in una foto di @guidetoIceland.is

Un altro luogo da visitare e che fa riferimento ad un’altra Saga vichinga è Guðrúnarlaug che significa appunto “piscina di Gudrun”. Si tratta di una piscina geotermica che si trova nella valle di Sælingsdalur e secondo la Saga Laxdæla (una delle più importanti saghe islandesi), Gudrun Osvifursdóttir, la protagonista, visse qui più di mille anni fa ed era solita fare il bagno in questa pozza di acqua calda. La piscina originale è stata distrutta da una frana ed è stata ricostruita con materiali naturali e pietre a secco senza malta per somigliare il più possibile a come doveva essere durante l’era vichinga.
Oggi la piscina è una delle più grandi attrazioni turistiche nel comune di Dalasylsa.

La Saga, che occupa un posto di assoluto rilievo per la sua bellezza poetica  racconta la tormentata storia di un clan norvegese che fu il primo colonizzatore dell’Islanda dell’Ovest, nella valle del Laxá, il Fiume dei Salmoni.

Ma questa saga deve la sua speciale fama soprattutto al ruolo che hanno le donne: la grande matriarca Unnr, che conduce la famiglia dalla Scozia alle Faroe prima di stabilirsi definitivamente sul suolo islandese; la schiava Melkorka, che si finge muta per non rivelare al padrone e amante di essere la figlia di un re d’Irlanda, ma soprattutto Gudrún, “la donna più bella che fosse mai nata in terra d’Islanda”, fiera, passionale e “femminista”, una delle eroine più popolari e affascinanti delle antiche saghe. Protagonista di un dramma di amore e vendetta che porterà Kjartan e Bolli, amici fraterni, a combattersi fino alla morte, Gudrún  si chiuderà in una dolorosa solitudine, finendo i suoi giorni come suora eremita.

Eiríksstaðir Long House

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Il monumento dedicato a Leif il Fortunato, figlio di Erik il Rosso

Un’altra tappa imperdibile per tuffarsi indietro nell’era vichinga e che chiunque viaggi in Islanda dell’Ovest non può assolutamente mancare è la Eiríksstaðir Long House, la ricostruzione, sulle rovine originali di quella che fu la casa di nientepopodimenoche il celeberrimo Erik il Rosso (dal colore dei suoi capelli) e sua moglie Thjodhildr: in questa casa si narra che sia nato suo figlio, Leif il Fortunato, il primo europeo a scoprire l’America, circa 5 secoli prima che ci poggiasse piede Cristoforo  Colombo. Leif Erikson fu infatti il primo ad esplorare il Vinland, la parte settentrionale dell’isola di Terranova, isola canadese nell’oceano Atlantico: il racconto della scoperta di Terranova, che si credeva fosse una leggenda, è stato confermato dalla scoperta abbastanza recente di alcune tombe vichinghe del XI secolo.

Anche Erik il Rosso non è che fosse proprio uno stinco di Santo, esiliato prima dalla Norvegia per omicidio e poi dall’Islanda per un altro omicidio, approdò sulla costa meridionale della Groenlandia dove fondò un suo insediamento, nel fiordo che prese il suo nome: Eriksfjord. Morì durante il primo inverno in cui suo figlio partì per le sue esplorazioni e Leif non seppe nulla della morte del padre fino al suo rientro in Groenlandia.
La casa è costruita e ammobiliata come un’antica casa vichinga ed il fuoco che viene accesso e che arde all’interno aiuta a rendere ancora più reale l’atmosfera. Ragazzi in costume vichingo raccontano la saga di Erik il Rosso e le storie dei vichinghi che hanno vissuto in questa zona.

Curiosità: lo sapevate che gli elmi dei vichinghi non avevano le corna? Non è mai stato trovato infatti un solo elmo che le avesse: i vichinghi utilizzavano i corni per bere e per farne strumenti, ma non per decorare i loro elmi.

Si ritiene che in questa casa vivessero contemporaneamente una ventina di persone e solo le donne possedevano le chiavi della dispensa, dove gli uomini non erano autorizzati ad andare (anche perché sembra che avessero una fame tremenda e divorassero tutto quello che di edibile gli capitasse a tiro).

Par arrivare alla Eiríksstaðir Long House da Reykjavic, si deve arrivare sempre a Búðardalur , il paese più vicino (circa 15 km), da li si possono seguire le indicazioni per il luogo di nascita di Leif il Fortunato.

5 comments… add one
  • valentina Apr 20, 2016 @ 16:06

    Wow! E’ interessante! Già partiamo bene perché l’Islanda deve essere un sogno e poi io amo la storia dei luoghi e le leggende. In più io sono fissata con la storia dei linguaggi. Sono stata in Belgio da poco e mi stavo documentando sulla storia linguistica di questo paese che è stata piuttosto agitata. Pensa quanto sono curiosa 😀 Bell’articolo Martina 🙂

    • martina santamaria Apr 20, 2016 @ 17:32

      Grazie Vale, sei un tesoro! Dai che bello, allora poi voglio leggere il tuo post sul linguaggio, sarebbe interessantissimo!

  • Michela Apr 21, 2016 @ 11:03

    Io sono una delle ormai poche persone che non sta ancora sentendo il richiamo dell’Islanda….però ora che me la metti su questo piano….adoro la storia, i racconti e le leggende…ammetto che non avevo mai pensato di visitare l’Islanda per un tour di questo tipo, mi hai messo la pulce nell’orecchio ora!

    • martina santamaria Apr 22, 2016 @ 6:54

      Michela ciao! Era così anche per me, fino a quando non ho visto la mia prima aurora boreale 🙂 Da quel momento non ho potuto fare a meno che continuare a cercarla 😀 Anche io adoro le storie, per questo mi piace anche raccontarle sul blog, credo che diano quel tocco in più ad ogni viaggio 🙂

  • goodnightandtravelwell Lug 5, 2016 @ 21:07

    Grazie per questo bellissimo post Martina! Hai ragione, le leggende e le saghe hanno il potere di trasfigurare i luoghi e i paesaggi naturali! E l’Islanda dev’essere meravigliosa tra l’altro 🙂

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