Uno degli aspetti più affascinanti di viaggiare in Kirghizistan è senza dubbio trascorrere qualche giorno in una yurta con i nomadi kirghizi, scoprendo la loro cultura e imparando le loro antiche tradizioni.
Nel nostro viaggio siamo venuti a contatto con loro: ci hanno aperto le porte delle loro yurte accogliendoci con cuore e braccia aperte, felici di mostrarci il loro modo di vivere.
La Yurta, Simbolo della Tradizione e della Cultura Kirghiza
Originari della zona tra Siberia e Mongolia, i nomadi Kirghizi si trasferirono qui per scappare ai conflitti territoriali.
I nomadi kirghizi sono pastori che vivono in funzione dei loro animali, spostandosi a seconda della stagione.
In estate i nomadi portano gli animali nei jailoo (alti pascoli) sulle montagne, in inverno tornano più in basso verso le valli per cercare protezione dal freddo e dalla neve.
La salvezza e la vita dei nomadi kirghizi dipende ancora oggi dalla salute e dalla quantità dei loro animali, soprattutto dei cavalli, ai quali sono profondamente legati, ma non solo.
C’è un’altra cosa che è connessa profondamente alla vita nomade, qualcosa che ha assicurato la continuazione per millenni di questo stile di vita, mentre altre civiltà cambiavano. La yurta ha infatti permesso ai nomadi di sentirsi sempre a casa, non importava per quanto tempo e per quanti chilometri si spostassero.
Il nome kirghizo è boz ui che significa “casa grigia”: anche se le yurte di oggi sono finemente decorate, anticamente per essere coperte non veniva usato un feltro di alta qualità. Generalmente veniva usata la lana delle pecore grigie e nere, mentre la lana di quelle bianche e quella di migliore qualità veniva utilizzata per i vestiti.
Con la repressione dell’identità kirghiza durante l’era Sovietica, molte famiglie furono costrette a fermarsi nei villaggi, ma dopo l’indipendenza pastori e allevatori ricominciarono a tornare nei pascoli estivi. Per loro tornare ai jailoo non è stato semplicemente tornare alle loro yurte, ma più di tutto riconnettersi fortemente con le loro radici e la loro tradizione.
La vita nelle yurte si svolge secondo i ritmi del sole, si va a dormire con il buio e ci si sveglia con la luce. Non c’è elettricità, non ci sono orologi, non c’è copertura telefonica, i ritmi sono lenti e per lo più la giornata è dedicata ai lavori domestici e al prendersi cura degli animali.
Forse è per questo che la maggior parte dei turisti è così attratta dal trascorrerci qualche giorno, perché si ha la chance di partecipare ad uno stile di vita che non fa solo parte dell’identità kirghiza, ma anche di un patrimonio culturale infinitamente grande.
Praticità e minimalismo
La prima volta che sono entrata in una yurta non sono riuscita a comprenderne la filosofia e i vantaggi che essa porta, dall’esterno mi sembrava solo una semplice costruzione a forma di funghetto, senza niente di eccessivo.
é stato solo dopo averci trascorso qualche giorno durante il trekking a Song Kol e dopo aver assistito alla sua costruzione ed alla lavorazione del feltro che ho cominciato a capire cosa veramente significhi la yurta nella cultura e nella tradizione Kirghiza.
Già la sua semplicità è un simbolo molto importante. La vita sempre in movimento, costringeva i nomadi a una forma mentale minimalistica: non potevano possedere ne di più di quello che erano in grado di trasportare ne di più dello stretto indispensabile.
Le yurte sono semplici strutture di legno e lana, costituite solo da materiale organico, neppure un chiodo è necessario per costruirle. Nonostante questo quando sono entrata sono rimasta subito sorpresa dell’intensità dei colori e delle decorazioni.
Questo non significa che anche le decorazioni non siano minimalistiche, anzi: è che ogni piccola cosa all’interno ha un significato ed ogni singolo pezzo ha un suo posto e una sua funzione ben precisa.
I tappeti in feltro finemente ricamati, che coprono il terreno e avvolgono le pareti, hanno una funzione pratica prima che decorativa: tengono la temperatura costante all’interno. Le strisce di stoffa e i “ciuffi” (nappe) appesi sono un segno identificativo della famiglia che abita la yurta e servono a differenziarla dalle famiglie circostanti e anche da quelle di altre regioni.
Anche la forma della yurta ha una funzione pratica ben precisa. Con la sua forma arrotondata senza angoli, la yurta è aerodinamica e grazie proprio a questo è in grado di resistere al vento forte e alle tempeste. è facile da scaldare in inverno in quanto la forma arrotondata permette una migliore circolazione dell’aria e l’altezza del tetto è sufficientemente lontana dal terreno, impedendo così al pavimento di raffreddarsi. In estate l’interno delle yurte resta fresco perché i pesanti strati di feltro la isolano dal calore del sole.
La yurta è facilmente smontabile e rimontabile: ci vuole circa un’ora per montare una yurta di medie dimensioni in grado di ospitare una famiglia, ma negli ultimi World Nomad Games del 2016 è stato anche raggiunto il record di costruzione di 15 minuti.
Anche se può pesare anche 150 kg, una yurta può essere facilmente impacchettata e trasportata sugli animali quando viene il momento di spostarsi.
Divisione interna
Quando si entra in una yurta ci si trova di fronte ad uno spazio unico. In realtà ogni yurta è figurativamente divisa in 5 parti.
La parte sinistra della yurta era la zona delle donne, dove esse tenevano le loro cose e gli attrezzi della cucina, mentre la parte destra era per gli uomini e per i loro strumenti da caccia. Parte destra e sinistra erano divise dalla zona centrale della cucina, dove si trovava il fuoco. Oggi le yurte vengono utilizzate solo in estate e il fuoco centrale non esiste più, viene al suo posto utilizzata una stufa sulla quale si cucina.
Quando nella yurta vengono accolti dei visitatori o degli ospiti, a loro è dedicata la zona più prestigiosa della yurta e cioè la zona proprio vicino all’entrata chiamata tör. Oggi anche gli ospiti siedono intorno alle tavole che vengono allestite per il pranzo e per la cena.
La quinta zona è l’entrata della yurta: i kirghizi dicono che guardando l’entrata della yurta si può immaginare come essa sia all’interno.
Come si Costruisce un Yurta?
Durante il viaggio ci siamo recati nel villaggio di Kyzyl-Tuu in cui circa 50 artigiani vivono e praticano il loro mestiere di costruttori di yurte. Le yurte di Kyzyl-Tuu sono famose per la loro altissima qualità e vengono esportate in tutto paese.
Probabilmente se starete in una yurta nei pascoli, questa è stata costruita proprio a Kyzyl-Tuu.
A Kyzyl-Tuu abbiamo assistito alla dimostrazione di come si costruisce una yurta.
La costruzione di una yurta non può essere effettuata da una persona sola ma richiede un lavoro in team. Amici e parenti danno una mano alla famiglia per costruirla.
L’anima della yurta è una struttura di legno. Il legno viene raccolto in inverno, tenuto per un periodo ad asciugare e poi viene lavorato.
Per poter dare ai legni la forma incurvata il legno viene riscaldato con il vapore, dopodiché viene pulito con cura e successivamente dipinto di rosso: il rosso per la cultura kirghiza rappresenta il colore della protezione e della bellezza.
I legni vengono poi assemblati e legati tra di loro a formare una prima struttura circolare: il primo passo è quindi assemblare il kerege, cioè il telaio rotondo e successivamente la porta.
A questo punto vi è la parte più importante e delicata di tutte: viene issato sulla cime della yurta un cerchio di legno, il tündük (TOON-dook). Il tunduk rappresenta l’unità ed è talmente importante come simbolo che lo trovate anche nella bandiera del Kirghizistan circondato da 40 raggi di sole che rappresentano le 40 tribù nomadi che combatterono unite contro i Mongoli nella storica leggenda di Manas.
Guarda il timelapse di come si costruisce una yurta (credit @thecrowdedplanet.com):
Il momento in cui viene issato il tündük è considerato un segno di pace e di fortuna: il suo significato è infatti che nessuna battaglia sta avendo luogo, si è a casa.
Il tündük viene sollevato da un uomo con un bastone speciale, l’ ukuruk, mentre gli altri aiutano a fissare i bastoni che collegano il tündük appunto con il kerege, a formare il tetto della yurta. I bastoni, chiamati uuk vengono inseriti dentro dei buchi scavati sulla circonferenza del tunduk.
Gli uuk vengono quindi fissati al kerege e vengono fissati uno all’altro con un nastro di lana chiamato uuk tangych.
il passo successivo consiste nel fasciare il kerege all’esterno con dei fasci di paglia (kanat chiy) che a volte possono essere decorati finemente.
La fase finale consiste nel ricoprire la yurta con strati di feltro chiamati guise.
Per prenotare e assistere alla costruzione di una yurta dirigetevi anche voi al paese di Kyzyl-Tuu e contattate Tolosun via mail: tolosunb@gmail.com oppure via cell al +996 700411011
La Lavorazione del Feltro e le Decorazioni
Di generazione in generazione uomini e donne kirghize hanno trasmesso ai loro figli l’arte della costruzione e della decorazione delle yurte. Se la costruzione della yurta era una mansione esclusivamente maschile lo stesso vale per le decorazioni. Erano infatti le donne che se ne occupavano interamente.
Durante la giornata in cui ho assistito alla costruzione della yurta ho anche preso parte ad una lezione di artigianato per vedere come il feltro viene creato.
Il primo passo per ottenerlo è naturalmente tosare la pecora dopodichè la lana viene pulita e distesa su un chi (fasci di paglia). Il feltro e il chi successivamente vengono arrotolati e bagnati con acqua bollente. Questa è una fase importante del processo e va eseguita con molta cura in quanto la qualità del prodotto finale dipende soprattutto da questo passaggio. Dopodichè il “tubo” viene legato e battuto con i piedi per togliere l’acqua e poi lasciato riposare per circa 30 minuti.
Dopo averlo lasciato riposare il feltro viene srotolato e riavvolto nel verso opposto. Alla fine di questo procedimento (di cui ormai la fase di arrotolamento/srotolamento viene perlopiù effettuata industrialmente) lo strato di feltro viene lavato e messo ad asciugare.
I drappi in feltro così ottenuti vengono utilizzati sia per coprire la yurta esternamente, sia per creare poi i tappeti che ne copriranno il pavimento e i lati interni: gli shyrdak e gli ala guise.
Questi tappeti non servono solo a mantenere la temperatura nella yurta, ma anche a decorarla con i loro colori e disegni particolari.
Ogni disegno degli shyrdak ha infatti un significato particolare. Per esempio il disegno “corno di montone” è il simbolo per la prosperità, la “madre sacra” un simbolo di protezione verso la sfortuna, mentre l'”artiglio di corvo” simboleggia il lasciare una traccia.
Un altro tipo di tappeto è l’ala guise (o alakhi) e il procedimento per crearlo è molto più semplice e veloce di quello del shyrdak. L’ala guise è ottenuto da un solo strato di feltro ed è molto sottile. Per farli viene utilizzata lana colorata di diverse tinte che viene stesa sul chi formando già il disegno finale. Poi il chi viene arrotolato e viene cosparso di acqua bollente secondo lo stesso procedimento utilizzato per formare le guise.
La lavorazione del feltro è, come la yurta, una parte enorme della tradizione kirghiza. Nel 2012 Kyzyl-Tuu ha ospitato “Mondo del feltro” un festival che dura tre giorni e che vuole celebrare la cultura kirghiza appunto ma soprattutto la lavorazione del feltro.
Le yurte non vengono decorate solo con i tappeti ma anche con altri elementi. Uno di questi sono le nappe colorate. Le nappe tradizionali generalmente sono di due grandezze: le più piccole, che sono chiamate chachi (che significa “capelli”) e sono di diversi colori, vengono utilizzate per decorare il kerege.
Le nappe più grandi si chiamano invece chayan e vengono appese al soffitto della yurta. Le chayan sono molto lunghe e sono generalmente a coppie di due: per farle vengono utilizzati più di 30 metri di filo.
Per partecipare ad una lezione di artigianato e di lavorazione del feltro potete rivolgervi a:
- Golden Thimble (Altyn Oimok) a Bokonbaevo: Janil Baishova, la fondatrice dell’organizzazione è un’appassionata delle tecniche di lavorazione dell’artigianato kirghizo e dell’insegnarle alle generazioni più giovani. Gli shyrdak e gli ala guise prodotti qui sono di altissima qualità e hanno vinto dei premi anche dall’UNESCO e da altre organizzazioni. Se non avete spazio in valigia per portare a casa uno shyrdak ci sono tanti altri pezzi più piccoli di artigianato da comprare come ricordo o per fare dei regali.
- Presso Tolgonai NGO a Karakol: Damira ha imparato le tecniche di artigianato da sua nonna e ha fondato questa organizzazione in cui trasmette la sua arte alle giovani donne per renderle indipendenti. Anche qui tutto l’artigianato che trovate è di altissima qualità. Per prenotare e organizzare la vostra lezione di lavorazione del feltro rivolgetevi a Destination Karakol.
La Yurta in Mongolia
Menzionata per la prima volta nella storia da Herodotus circa 2500 anni fa la yurta è stata parte dei popoli nomadi di tutta l’Asia Centrale per almeno 3 millenni.
Il nome attuale viene dal russo “yourta” (юрта) ma in Mongolia è conosciuta come ger (o gher) che significa semplicemente “casa”.
Mentre le yurte kirghize e kazake sono praticamente uguali, le ger mongole hanno una struttura differente, nonostante mantengano la forma circolare.
La differenza principale tra yurta e ger è la forma del tetto. Nelle yurte gli uuk (i bastoni) che reggono il tunduk centrale sono da un punto in poi incurvati (la parte che poi viene fissata al kerege) formando una cupola e scaricando quindi sul kerege il peso del tetto.
Nelle ger invece gli uuk sono dritti per cui il peso del tetto cade centralmente: da qui la necessità di avere due pilastri centrali interni che lo sostengano.
Ne consegue che la yurta kirghiza abbia una forma più elegante e che sia più alta, mentre la ger è più facile da costruire e da trasportare. Entrambe quindi hanno vantaggi e svantaggi e non si può affermare che un tipo sia meglio dell’altro.
Oltre a questa differenza di base esistono anche una serie di altre caratteristiche diverse tra yurta e ger.
Per i Mongoli l’orientamento della ger è un fattore simbolico: le ger vengono costruite sempre con l’entrata a sud, mentre la parte a nord è un luogo speciale, destinato agli oggetti sacri e ai visitatori. Il lato per gli uomini è il lato occidentale, mentre la parte per le donne è a Est.
All’interno della ger le decorazioni hanno inoltre subito una forte influenza buddista: le forme, i pattern ed i colori utilizzati esprimono una fusione tra le forme semplici e tradizionali con la simbologia e l’estetica buddista. Il colore principale utilizzato nelle ger è proprio l’arancione, il colore dei monaci.
Disclosure: la mia esperienza in Kirghizistan è frutto di un progetto per lo sviluppo del turismo dell’USAID (United States Agency for International Development). I contenuti sono solo responsabilità dell’autrice e non riflettono necessariamente le opinioni dell’USAID o del Governo degli Stati Uniti: come sempre tutti i pensieri e le informazioni, il come, cosa e perché, sono del tutto personali.
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