Dopo il post sull’ On The road in Corsica in moto, Marco e Serena tornano sul blog con un nuovo itinerario, stavolta alla scoperta della Spagna del Nord, dai Pirenei all’oceano Atlantico, incrociando le orme dei pellegrini sul cammino di Santiago de Compostela.
La Spagna è il paese più montuoso d’Europa dopo la Svizzera e vanta un’eterogeneità topografica impareggiabile. Tale varietà si rispecchia anche nel carattere e nella lingua degli abitanti delle varie regioni: spicca infatti una realtà fatta di differenze regionali e tenaci tradizioni locali, feste e piatti tipici.
Oltre al castigliano, la lingua che tutti noi siamo portati ad identificare come “spagnolo”, sono ufficiali anche il basco, il catalano e il galiziano.
Ciò implica che attraversando queste regioni non si possa fare a meno di notare il mutare dell’idioma usato su cartelli stradali, insegne dei negozi, manifesti pubblicitari, menu dei ristoranti e così via.
Ho trovato ben poche persone in grado di comprendere l’inglese, per esempio alle reception degli alberghi, dove ti aspetteresti una certa padronanza della lingua visto l’alto afflusso di turisti da tutto il mondo.
Certo, l’italiano presenta molte similitudini e quindi risulta più comprensibile, ma al contrario di quello che afferma la credenza popolare italiana, non basta aggiungere una “S” in fondo alle parole per renderle spagnole.
Consiglio quindi di imparare almeno le basi della lingua spagnola prima di partire.
Una cosa che accomuna l’intera popolazione però esiste e riguarda gli orari che scandiscono il ritmo della giornata. Questi sono in generale spostati di un paio d’ore in avanti rispetto ai nostri, un po’ come un fuso orario non ufficiale. Ad esempio non aspettatevi di trovare un qualsiasi negozio aperto prima delle 10, fatta eccezione forse per le panetterie e per gli enormi supermercati che comunque non aprono prima delle 9.
Allo stesso tempo è molto difficile pranzare prima delle 14 anche se nelle zone ad alta affluenza turistica forse si riesce a trovare qualcosa di aperto anche alle 13; la cena non fa eccezione, visto che i ristoranti difficilmente aprono prima delle 21 e cominciano ad affollarsi dopo le 22.
La rete stradale è molto ben gestita e curata, non solo per ciò che riguarda le autostrade, ma anche le strade secondarie.
Le principali autostrade sono denominate autopistas e si identificano con la sigla iniziale AP seguita dal relativo numero su cartelli verdi, spesso affiancate dalle sigle europee (che iniziano con la lettera E).
Nei tratti più brevi il pedaggio è fisso ma in generale si prende il biglietto all’ingresso dell’autostrada e si paga in base alla distanza percorsa, con le stesse modalità italiane ma con tariffe piuttosto elevate che le rendono anche meno trafficate.
Accanto alle autostrade a pagamento corrono le autovias: identificate dalla lettera iniziale A su cartelli blu, sono autostrade paragonabili alle autopistas ma a pedaggio gratuito e spesso si può passare da tratti di autopista a porzioni di autovia.
Le stazioni di servizio sono molte lungo le autopistas, ma non è così per le autovias dalle quali è necessario uscire e percorrere ancora alcuni chilometri prima di raggiungerne una, anche se sono sempre ben segnalate.
Se non si ha particolare fretta, consiglio di percorrere le carreteras national: superstrade nazionali gratuite la cui sigla inizia con la lettera N su cartelli di colore blu, che talvolta sono a una sola corsia per direzione e percorrono grossomodo lo stesso tragitto delle autostrade: pur aggiungendo inevitabilmente chilometri al tragitto, permettono di attraversare paesi e luoghi non visibili dall’autostrada.
I limiti di velocità ed in generale la regolamentazione stradale sono pressoché simili a quelli italiani ma maggiormente controllate e sanzionate. Troverete utili informazioni sul sito dell’aci.
Itinerario della Spagna del Nord in moto
L’itinerario che abbiamo deciso di seguire parte da Barcellona, valica i Pirenei aragonesi, tocca la Navarra, segue la costa atlantica di Paesi Baschi, Cantabria e Asturie fino a Santiago de Compostela in Galizia, per poi tornare indietro attraversando le regioni di Castiglia-Leon, La Roja, Aragona ed infine termina nel suo punto d’inizio a Barcellona: un totale di circa 2300 km sulla carta che poi, tra deviazioni e luoghi inseriti cammin facendo, sono cresciuti facilmente a circa 3000 distribuiti su due settimane.
Visto che è il primo viaggio che affrontiamo con questa mole di chilometri, abbiamo deciso di arrivare in Spagna in traghetto. Partendo da Genova la scelta della compagnia di navigazione è stata praticamente obbligata, visto che l’unica a percorrere la rotta Genova-Barcellona è Grandi Navi Veloci.
Avendo prenotato ad Aprile con partenza metà Luglio e scegliendo di includere cabina e pasti, il prezzo totalizzato è stato di 648 euro per due persone con moto andata e ritorno.
Col senno di poi non mi sento di consigliare questa scelta, per via dei ritardi e della scarsa pulizia nelle cabine. Probabilmente la prossima volta andremo direttamente in moto.
Tappe
- giorno 1: Leida, Huesca
- Giorno 2: gita sui Pirenei: Castillo de Loarre, Los Mallos, Riglos
- Giorno 3: Pamplona, Hondarribia e San Sebastian (Donostia)
- Giorno 4: San Sebastian: spiaggia e giro per la cittadina
- Giorno 5: Bilbo(Bilbao), Laredo e Santander
- Giorno 6: Comillas; Gijon
- Giorno 7: Luarca, Playa de las Catedrales e Santiago de Compostela
- Giorno 8: Santiago de Compostela: giro per il centro storico cittadino
- Giorno 9: Parque Naturale de Carreirón
- Giorno 10: Las Medulas
- Giorno 11: Ponferrada, Astorga, Leon, Haro
- Giorno 12: Tudela, Saragozza
- Giorno 13/14: Barcellona
Giorno 1: Leida e Huesca
Sbarcando dalla nave in ritardo rispetto al previsto ci siamo diretti subito verso Huesca, fermandoci all’incirca a metà strada nella cittadina di Lleida(in castigliano Lérida). Qui, dopo aver parcheggiato nell’ottocentesca Rambla de Ferran orlata di alberi, abbiamo fatto un rapido giro della Piazza della Paeria.
La tappa successiva è stata andare a visitare la Seu Vella (cattedrale vecchia) che domina il centro dalla cima di un colle, raggiungibile tramite un opportuno ascensore pubblico gratuito. Ingresso: solo cattedrale 5€ aggiungendo 2€ si può visitare anche La Suda (Il castello del Re).
Finita la veloce visita di Lleida ci siamo diretti ad Huesca, dove abbiamo soggiornato due notti sfruttando il fatto che oltre ad essere un’importante crocevia aragonese, è l’ultima località in pianura prima delle pendici dei Pirenei.
Il centro storico è situato su una collina e rappresenta il cuore della città con strade pedonali, negozi, ristoranti e i monumenti più importanti tra i quali spiccano l’Ayuntamiento, ovvero il municipio, la cattedrale che torreggia sulla stessa piazza e, ancor più suggestiva, la chiesa San Pedro El Viejo.
Grazie alle recensioni sul web abbiamo individuato un locale molto carino dove recarci per cena: Comomelocomo. Il menu offre, oltre a vari panini, antipasti e molte tapas, una vasta scelta di piatti ordinabili sia in versione “ration”, cioè porzione intera, che come “tapa”, cioè mezza porzione. Totale della spesa in due 25,30 € assaporando varie tapas, dolce e cerveza.
Giorno 2: Castillo de Loarre, Los Mallos, Riglos, Monasterio de San Juan de la Peña, Jaca
Il giorno 2 ci siamo dedicati alla visita del Castillo de Loarre: uno splendido maniero arroccato su uno sperone roccioso risalente al XI secolo e presumibilmente il più antico castello spagnolo.
Poi ci siamo diretti a Riglos, minuscolo paesino che sorge ai piedi delle incantevoli rupi rosate chiamate Los Mallos, sulle cui pendici nidificano magnifiche aquile. Da qui partono vari sentieri, alcuni dei quali dotati di ferrate che conducono fin sulle cime dei Mallos. Noi ci siamo limitati visitare il paesino e a pranzare con panini farciti con chorizo, il salame tipico, e formaggio locale.
Da Riglos siamo di nuovo montati in sella per affrontare il lungo e tortuoso percorso che conduce al Monasterio de San Juan de la Peña, che in realtà non è un monastero ma due: uno più antico risalente al X secolo e uno più recente costruito nel XVIII secolo, a fianco del quale vi è la biglietteria e di fronte un parco, dotato di parcheggio gratuito, tavoli da picnic e un piccolo bar.
Proseguendo per altri 40 minuti si arriva a Jaca, importante meta sciistica aragonese che vanta un’imponente cittadella, unica Ciudadela sopravvissuta in Spagna, risalente al tardo XVI secolo con mura e fossato ancora intatti dove un branco di cervi pascola disturbato solo dai turisti armati di macchina fotografica.
Purtroppo essendo arrivati dopo le 19 non ci è stato possibile visitarla e siamo quindi tornati a Huesca prendendo una via più diretta, imboccando l’Autovia e successivamente la National che ci ha ricondotti in città in circa un’ora.
Col senno di poi consiglierei di pernottare a Jaca per poterla visitare meglio e anche perché da qui è facilmente raggiungibile Pamplona, prima tappa del giorno seguente.
Giorno 3: Pamplona, Hondarribia, San Sebastian (Donostia)
Pamplona (Iruña nella lingua locale) è una tranquilla cittadina moderna, famosa per la corsa dei tori, l’Encierro, che si svolge ogni anno dal 6 al 14 Luglio in occasione della festa di San Firmino.
Dopo un lauto pasto a base di tortillas (frittate) di patate farcite con prosciutto formaggio e verdure grigliate, ci siamo diretti a Hondarribia, graziosa cittadina costiera molto vicina al confine con la Francia, la cui posizione strategica giustifica la massiccia fortificazione della città vecchia.
In serata abbiamo raggiunto l’appartamento a San Sebastian (Donostia) e abbiamo cenato poco lontano in un delizioso localino, il bar Txirrita, con frittura di totani e Lomo (un salume simile al prosciutto cotto) alla piastra con contorno di insalata corredati dall’immancabile cerveza, al prezzo di 19 euro.
Giorno 4: San Sebastian: spiaggia e giro per la cittadina
Questa giornata l’abbiamo dedicata a un pochino di meritato riposo, se non per noi quantomeno per la moto che non si è mossa dal parcheggio.
Il lungomare lungo 12 km, punteggiato di sculture, circonda tre enormi spiagge libere di sabbia fine, attrezzate con docce, postazioni di pronto soccorso e in cui è possibile affittare sdraio e ombrellone.
Ci siamo goduti un bel bagno refrigerante, visto che la temperatura supera i 40° nelle ore centrali della giornata: il caldo non ci ha impedito di pranzare a base di bocadillo (panino farcito) con tortilla di patate in un localino grazioso in una delle vie più interne.
In serata ci siamo dedicati alla visita della città. Passeggiando lungo il fiume Urumea, superando il bel ponte dedicato alla regina Maria Cristina, ci siamo ritrovati nel quartiere vecchio, in Paseo del Muelle.
Addentrandoci nel dedalo di stradine ci siamo trovati davanti alla pesante facciata barocca della chiesa di Santa Maria, posta all’inizio di Calle 31 Agosto. Proseguendo per questa stessa via si incontra un altro sito storico: il convento domenicano di San Telmo.
Rimanendo nello stesso quartiere non si può fare a meno di attraversare Plaza de la Constructiòn, una grande piazza porticata in cui i balconi numerati dei palazzi erano un tempo riservati agli spettatori delle corride che si svolgevano al suo interno.
Giorno 5: Bilbo (Bilbao), Laredo, Santander
Siamo partiti di buon mattino alla volta di Bilbo (Bilbao) dove, per raggiungere il centro, si attraversa un enorme ponte la cui architettura avveniristica stupisce e dal quale già s’intravede la struttura anticonformista del museo di arte moderna Guggenheim.
Da qui parte il “viale delle sculture” lungo 3 km che termina con un ponte pedonale sul Ria del Nerviòn con il fondo in vetro. Attraversando la città moderna si arriva al casco veio (città vecchia) addossato alla cattedrale e a pochi passi la Plaza Nueva con caffè e negozi.
Dopo pranzo abbiamo proseguito alla volta di Laredo, popolosa stazione balneare della costa Cantabrica che si estende su un litorale di oltre 5 km, dove ci siamo rilassati un paio d’ore comodamente sdraiati nell’immensa spiaggia di fine sabbia bianca e attrezzata con docce gratuite.
In serata siamo giunti a Santander e, dopo aver cenato alla Taberna La Pirula, abbiamo fatto una romantica passeggiata sul lungomare al chiaro di una splendida luna piena.
Passeggiando sul lungomare non si può fare a meno di notare il Casinò belle-epoque illuminato a giorno e che domina la famosa Playa Sardinero che si allunga verso nord.
Tra le sfarzose ville che si possono ammirare spiccano quella di Emilio Botin, presidente del Banco Santander, la più grande banca spagnola e il palazzo delle poste: il Correos. Dirigendosi verso il centro s’incontra la cattedrale, risalente al XII secolo, formata da due edifici sovrapposti collegati da una imponente scalinata esterna laterale.
Giorno 6: Comillas, Gijon
Prima tappa: cittadina di Comillas, piccolo comune che però ospita tre tesori architettonici imperdibili. Sulla cima di una collinetta, circondato da un curatissimo parco pubblico, sorge il meraviglioso palazzo neogotico di Sobrellano, progettato dall’architetto modernista Joan Martorell.
Accanto vi è la cappella del Marchese e, proseguendo per il viale in discesa, si incontra il Capriccio di Gaudì, un originale e colorato palazzetto conosciuto anche come Villa Quijano, ricoperto in buona parte da mattoni a vista e di piastrelle in vetroceramica a forma di foglie e fiori di girasole che è una delle prime opere rilevanti del famoso architetto. Ingresso 5 euro a testa.
Dopo aver divorato un buon boccadillo con chorizo e formaggio comodamente seduti su una panchina del parco, siamo ripartiti alla volta di Gijon. Passeggiando verso il vecchio quartiere storico dei pescatori, Cimadevilla, che separa il litorale in due, si può entrare nel Cerro (collina) de Santa Catalina, un’antica fortezza militare oggi trasformata in un parco pubblico, e salendo per uno dei molti sentieri che solcano i prati ben curati si raggiunge l’Elogio del Horizonte, una scultura moderna in cemento armato collocata nel punto più alto della collina di fronte al mare, da cui si può godere di un vista strepitosa sull’oceano.
A cena consiglio vivamente di scegliere una Sidreria. Gijon, infatti, è considerata la capitale spagnola della produzione del sidro o la Sidra, in spagnolo. Oltre ad essere privo di additivi e sostanze chimiche e quindi salutare, è anche molto economico, visto che una bottiglia da mezzo litro costa meno di 3 euro. Avendo anche un basso contenuto alcolico è facile che ne venga consumato più di una bottiglia a cena, ma occhio a non guidare dopo!
Ma la vera particolarità è che i camerieri versano platealmente la sidra tenendo la bottiglia sollevata in alto sulla testa, mentre il bicchiere è tenuto in basso e riempito solo un culin alla volta, che equivale a un paio di dita, e tradizione vuole che si debba bere alla goccia. A cena ci siamo recati nella Sidreria Nava dove abbiamo assaporato un tegame con polpo, gamberi e frutti di mare che era la fine del mondo. Spesa: 36 euro in due.
Giorno 7: Luarca, Playa de las Catedrales e Santiago de Compostela
Proseguendo il nostro viaggio itinerante, in mattinata ci siamo fermati a Luarca, un delizioso borghetto di pescatori il cui porto peschereccio è formato da una baia orlata di sidrerie in cui sfocia il sinuoso torrente Rio Negro. La città vecchia sorge su un ripido pendio sulla collina alla fine del porto.
Costeggiando la costa atlantica, percorrendo la Carretera Cantabrica, abbiamo imboccato l’uscita segnalata per Las Catedrales, subito dopo Ribadeo. Qui si trova la famosa spiaggia Playa de las Catedrales caratterizzata da particolari conformazioni rocciose scavate dalla marea con archi naturali alti fino a 10 metri percorribili durante la bassa marea.
Nei mesi di maggior affluenza di pubblico, per preservare la bellezza naturale del luogo, l’ingresso è riservato a un numero limitato di persone scaglionato nell’arco della giornata: è quindi necessario prenotare con anticipo la visita.
In serata siamo finalmente giunti a Santiago de Compostela dove abbiamo cenato nell’ottimo ristorante Casal do Cabildo.
Giorno 8: Santiago de Compostela
La giornata è stata interamente dedicata alla visita di Santiago de Compostela, conosciuta e raggiunta da pellegrini di tutta Europa da più di un millennio.
L’attrazione principale è la cattedrale dedicata a San Giacomo, sorta nel IX secolo assieme alle relative infrastrutture volte all’accoglienza dei pellegrini, che venivano indirizzati lungo percorsi prefissati attrezzati con ostelli santuari e chiese, favorendo la diffusione del Cristianesimo in tutto il Nord della Spagna.
Ancora oggi il più diffuso è il tracciato medievale detto “Via Francese”, che parte da Le Puy in Francia e attraversa i Pirenei e le cui tappe più note sono: Pamplona, Leon, Astorga e Ponferrada.
Per maggiori informazioni: http://www.caminodesantiago.gal/es/inicio anche in lingua inglese.
Oltre alla cattedrale e al centro storico in generale, ghermito da chiese, musei e palazzi storici, merita una visita anche il Mercado de Abastos, soprattutto nei giorni più affollati come il martedì e il sabato, quando decine di donne provenienti dai paesi limitrofi siedono dietro cesti colmi di prodotti agricoli locali.
Molto bello e rilassante il Parque Alameda dove si passeggia sui vari sentieri tra querce, pioppi e alberi d’eucalipto, lontani dal caos cittadino affollato da turisti e pellegrini.
Questo si fonde con un altro parco: la Carbelleira di Santa Susana, popolato da alberi di rovere centenari, dove è posta la chiesa di Santa Susana, anch’essa patrona della città. Dal belvedere si ha una splendida vista dall’alto sul centro storico e sulla cattedrale.
Giorno 9: Parque Naturale de Carreirón
Il Parque Naturale de Carreirón è probabilmente uno dei punti delle Rìax Baixas rimasto più vicino allo stato naturale originario e si trova all’estremità meridionale dell’Illa de Arusa, penisola boscosa a circa 60 km di distanza da Santiago de Compostela.
Vale quindi la pena di guidare un’oretta per passeggiare lungo i suoi sentieri tra spiagge isolate, brughiere e lagune salmastre che in alcune stagioni danno ospitalità ad uccelli marini migratori quali trampolieri, aironi e anatre.
Vi sono due possibili percorsi che compiono il giro del promontorio segnalati da un tabellone vicino al parcheggio gratuito: il più lungo conta 3,6 km mentre il secondo che taglia per il centro del parco accorcia a 2,5 km. Noi abbiamo scelto di seguire il tragitto più lungo, inoltrandoci nel bosco che segue la sponda sud dell’Enseada de Brava.
Ci sono alcuni punti panoramici di cui prendere nota: Punta da Cruz, dalla quale si può ammirare una splendida vista sull’oceano e volgendosi verso sud-ovest si scorge la cittadina di O Grove e l’isola ad essa collegata, A Toxa, mentre yacht e barche da pesca si aggirano tra le isolette minori. Più avanti vi è la piccola striscia di sabbia tra le rocce Praia das Margaritas, dove i sentieri s’incontrano.
Proseguendo sempre sul percorso più lungo si arriva a Praia Lontreira, dietro la quale si trova una laguna salmastra dove si radunano gli uccelli acquatici. Infine si risale verso est, dove i tratti di spiaggia sono più lunghi e sabbiosi come la Praia de Salinas, dove nuotare in tutta sicurezza.
Giorno 10: Las Medulas
Poco prima di giungere a Ponferrada abbiamo imboccato la svolta per Orellán diretti verso Las Medulas. Questo immenso sito archeologico, dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997, toglie il fiato per la grandiosità e la bellezza dei suoi canyon che potrebbero erroneamente sembrare naturali, ma la cui vera storia ha ancor più dell’incredibile.
La montagna verde, coperta da ginestre e colossali e nodosi alberi di noce, sembra essere stata tagliata di netto, disegnando un nudo paesaggio che ricorda il Far West, ma è tutt’altro che naturale.
Si tratta di una colossale miniera aurifera costruita dall’impero romano nel I secolo d.C. e che in 200 anni produssero cinque tonnellate d’oro. Dal punto panoramico Mirador de Orellán, raggiungibile sia a piedi sia via strada carrabile, si può ammirare una spettacolare veduta dall’alto delle rupi rosso ocra.
Noi abbiamo scelto di lasciare la moto nel parcheggio sottostante, da dove partono anche le visite guidate, e di percorrere uno dei sentieri sterrati che attraversano il bosco. Ve ne sono diversi e di varie difficoltà e lunghezza, la cui mappa è affissa su di un cartello vicino al parcheggio e segnalati da frecce colorate lungo il percorso.
All’incirca all’una del pomeriggio abbiamo imboccato quello giallo Senda de las Valinas, il più breve e il più ripido, ma che regala anche le maggiori soddisfazioni.
Arrivati al Mirador de Orellán verso le 15:30, dopo le foto panoramiche di rito, abbiamo aspettato fino alle 16:00 che fosse aperto il centro visite dove, inoltrandosi negli stretti cunicoli sotterranei di terra rossa impalpabile, è possibile comprendere che vita facessero i minatori romani.
Sulla via del ritorno, abbiamo raggiunto altri due punti d’interesse costituiti da due enormi caverne scavate nella montagna: La Cuevona e La Encantada, dove un cartello illustrava la tecnica usata dai romani per estrarre il prezioso minerale. Un’ultima tappa al Pico del Águila per poi tornare al parcheggio.
Giorno 11: Ponferrada, Astorga, Leon, Haro
Il mattino dopo ci siamo dedicati alla visita del centro storico di Ponferrada,le cui tranquille stradine serpeggiano tra le belle costruzioni antiche tra le quali spicca la Torre del Reloj, la torre dell’orologio fatta costruire da Carlo V nel Cinquecento. Da qui la via del Reloj conduce al Castillo de Ponferrada, eretto dai templari nel XIII secolo per proteggere i pellegrini.
Purtroppo non abbiamo potuto passeggiare sui bastioni visto che l’ingresso sarebbe stato aperto solo alle 10:00 e noi siamo partiti alle 9:00 diretti ad Astorga, un’altra tappa del cosiddetto Camino Francés, che conduce tutt’oggi i pellegrini verso Santiago de Compostela.
L’edificio di culto più imponente della città è senza dubbio la Cattedrale, elegante e grandiosa, costruita intorno al 1069 in stile romanico e modificata a più riprese nei secoli successivi, a cui si sono aggiunti vari stili: dal gotico al barocco fino ad ottenere la versione attuale risalente alla fine del 1400, ma ulteriormente perfezionata fino al 1700.
Poco distante sorge il Palacio Episcopal, anche se l’edificio non è mai stato sede episcopale, e oggi ospita il Museo de los Caminos. Progettato dal maestro modernista Antonio Gaudí alla fine dell’Ottocento e terminato nel 1913, è in stile neogotico con pianta a croce greca e si sviluppa su quattro piani.
Dopo esserci riposati nell’ampia Plaza Mayor, ammirando la sontuosa facciata principale dalla Casa Consistorial di Astorga e abbeverandoci alla fontana, siamo ripartiti alla volta di León.
Gran parte del casco vejo di León, il centro storico cinto da mura, è pedonale e i recenti restauri l’hanno reso davvero splendido. La principale arteria pedonale, Calle Ancha, conduce all’imponente Cattedrale de León, le cui altissime guglie hanno guidato i pellegrini per secoli.
Sempre lungo Calle Ancha, si giunge alla Casa de Botines, altro capolavoro di Gaudí, simile a un castello di ispirazione medievale in stile neogotico, imponente, quasi austero, che ben si addice alla bellezza sobria di Leon. Costruito per ospitare gli uffici di importanti uomini di affari di Leon nel 1892, oggi è sede di una banca e spazio espositivo per mostre temporanee.
Il punto migliore per ammirarlo è la panchina sulla quale è seduta una statua dello stesso Gaudì intento a disegnare gli schizzi del progetto.
A sud della Calle Ancha, un dedalo di stradine forma il vivace Barrio Húmedo, dove abbiamo assaggiato un delizioso boccadillo farcito con la Cecina, un salume tipico a base di carne di manzo essiccata e affumicata, e salsa agrodolce al pomodoro.
In serata siamo infine giunti ad Haro, famosa per essere sede delle più prestigiose bodegas dei vini Rojani Crianza. Dopo il checkin in albergo siamo andati a cena nel centro storico pedonale, affollato di tapas bar traboccanti di turisti e gente del posto.
Giorno 12: Tudela e Saragozza
Partenza alla volta di Saragozza con un’unica fermata intermedia a Tudela, dove un inatteso colpo di fortuna ci ha colto alla sprovvista: era la festa di Santa Ana, la patrona cittadina.
Tutti gli abitanti del posto, rigorosamente abbigliati di bianco e rosso, formavano due file “indiane” ai lati della strada, accompagnando le statue di Sant’Anna e di San Gioacchino in processione fino alla cattedrale.
In particolare colpivano gli uomini, vestiti con camicia e pantaloni bianchi, una sciarpa rossa legata in vita e un foulard rosso, con stemma e scritta “Tudela” oppure “Sant’Ana” ricamata con filo dorato, annodato al collo con la parte triangolare sulla schiena. Non solo: anche i bimbi piccoli, persino quelli in carrozzina, non facevano eccezione.
E nemmeno i cani: anche loro accessoriati con opportuno foularino rosso a mo’ di collare. Una vera e propria festa, culminante con l’apertura di tutti i bar e ristoranti, dove la gente si riversava una volta finita la processione per brindare e mangiare in un’enorme sagra popolare comprendente ogni singola via del centro.
A metà pomeriggio siamo giunti a Saragozza e ci siamo dedicati alla visita di questa grande città che, pur essendo un industrializzato capoluogo regionale, vanta diversi splendidi monumenti.
Addentrandosi nelle vie pedonali del centro, tutto recentemente rimodernato e ricco di negozi e boutique di lusso, si giunge all’enorme e bellissima Plaza del Pilar, tra la città vecchia e il fiume, sulla quale sorgono entrambe le cattedrali.
La più antica delle due, Salvador de La Seo, esibisce un mélange di stili incomparabile, tra i quali spiccano il gotico originario del XII secolo, il susseguente mudéjar per finire nel barocco spagnolo.
L’immenso edificio è stato restaurato a fondo e colpisce in particolare per il contrasto tra i mattoni con inserti geometrici in ceramica che ricoprono il tetto e la facciata nord e il barocco settecentesco della facciata principale.
Anche la Basilica di Nuestra Señora del Pilar è un guazzabuglio di stili e materiali ed è stata costruita attorno alla colonna sulla quale la leggenda narra che la Madonna sia apparsa a San Giacomo.
Sul lato sud della piazza vi è la Fontana de la Hispanidad la cui enorme vasca è a forma di sud America, omaggio alla cultura ispanica nel mondo.
A Cena abbiamo mangiato benissimo nel Tapas bar Meli Melo, dove abbiamo gustato varie tapas di altissima qualità sia estetica sia qualitativa.
Giorno 13/14: Barcellona
E infine eccoci tornati al punto di partenza: Barcellona.
Consiglio di prenotare almeno una settimana prima un parcheggio custodito in prossimità del luogo di pernottamento, ve ne sono moltissimi a Barcellona e molto richiesti, vista l’alta frequenza di furti di mezzi.
Com’è facile intuire, un giorno e mezzo non è sufficiente per visitare interamente questa enorme e affascinante città che offre così tanto da vedere; abbiamo quindi dovuto necessariamente fare delle scelte.
Il pomeriggio del nostro arrivo, dopo aver lasciato la moto nel parcheggio che avevamo prenotato strategicamente a 100 mt dal nostro albergo, Hotel Transit, ci siamo dedicati alla visita del quartiere in cui abbiamo pernottato: Sants-Montjuïc.
Il quartiere è uno dei più gremiti da bar, ristoranti e locali di ogni genere. Noi abbiamo scelto di cenare al The Fish &Chips Shop, piccolissimo locale dove conviene presentarsi almeno 20 minuti prima dell’apertura per non rischiare di rimanere a bocca asciutta, e che offre diversi piatti locali o indiani. Spesa per due: 30 euro con 3 porzioni abbondanti di fish & chips, 2 cervesas, 2 Gazpacho e 2 dessert.
Il giorno dopo come prima meta quasi obbligata abbiamo scelto la Sagrada Familia, l’enorme e anticonvenzionale cattedrale, capolavoro incompiuto di Gaudì. Non avendo prenotato in anticipo avremmo dovuto aspettare ore in coda per entrare e, visto che il tempo stringeva, abbiamo deciso di visitare il quartiere dove sorge la cattedrale e che pullula di costruzioni moderniste, molte delle quali sempre di Gaudì: l’Eixample.
Qui abbiamo avuto modo di apprezzare, anche se solo dall’esterno, scegliendo di evitare le code da affrontare senza prenotazione online: Casa Milà; Casa Batllò; Casa Calvet; ed infine Park Güell. Quest’ultimo in realtà è poco fuori dal quartiere, ai piedi del Mont Carmel.
La parte meno turistica del parco è gratuita, mentre dal 2013 la parte monumental è diventata a pagamento.
Al momento della prenotazione si dovrà indicare il giorno e l’ora della visita. I biglietti possono essere mostrati direttamente da smartphone. Senza prenotazione è comunque possibile tentare la sorte alle biglietterie, dove il prezzo è maggiorato di 1€, affrontando il rischio di non poter entrare per esaurimento dei biglietti, come è successo a noi.
Conviene presentarsi all’ingresso un pochino in anticipo, poiché sono piuttosto zelanti sull’orario e una volta usciti dalla parte monumental non sarà più possibile rientrare con lo stesso biglietto.
All’internodel Parco sorge anche la Casa-Museo Gaudí, dove il grande architetto visse 20 anni, ma non è visitabile con lo stesso biglietto. Prezzi: intero 5.50€, ridotto 4.50€
In seguito, abbiamo passeggiato sulla via più famosa di Barcellona: La Rambla, affollatissima tra bancarelle e artisti di strada. A circa metà strada non abbiamo saputo resistere a tuffarci nella folla che ghermisce il mercato della Boqueria: qui, tra prodotti alimentari freschi di ogni colore forma e dimensione, ci siamo goduti una rinfrescante fetta d’anguria e una dissetante centrifuga di frutta.
Tornati nel quartiere Sants-Montjuïc, ci siamo soffermati a lungo ai piedi della Fontana Magica, il cui spettacolo di giochi d’acqua si può godere anche dalla cima della scalinata del Palacio National, sede del museo Nazionale d’Arte di Catalunya. Poi ci siamo lanciati negli acquisti di souvenir all’interno dell’avveniristico centro commerciale Las Arenas, ex stadio della corrida totalmente rimodernato, dal cui ultimo piano visitabile si può godere una vista mozzafiato sull’intero quartiere e sulla collina Montjuïc.
A cena ci siamo recati in una graziosa locanda di marinai molto caratteristica, Ristorante Maians, dove ci siamo tolti la voglia di Paella: 2 porzioni abbondanti con l’immancabile Cervesa e dessert al costo di 40 euro.
Infine un ultimo consiglio riguardo ai borseggiatori: bisogna avere cent’occhi! Purtroppo a me è capitato, in un momento di distrazione, nel bar dove consumavamo la nostra ultima colazione prima di prendere il traghetto di ritorno. Borsetta sparita, con tutti i documenti all’interno. In questo caso bisogna recarsi subito alla questura più vicina dove un’interprete vi aiuterà a compilare la modulistica per sporgere denuncia, con la quale sarà possibile imbarcarsi.
Ed è così che si conclude anche questo meraviglioso viaggio in moto in Spagna del Nord.
david fortuna
sinceri complimenti , il vostro report è stato per me la miccia che ha innescato il prossimo viaggio in motocicletta in compagnia di mio figlio, grazie per aver condiviso la vostra esperienza, un saluto e un lampeggio ciao david.
Emarti
Bene!! Sono proprio contenta che tu abbia deciso di partire, vedrai che bello che sarà! Un abbraccio!
enzo
bellissimo il vs racconto del viaggio. Io avevo già intenzione di farlo, ora anche di più, bravi