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Leggende del Costa Rica: il vulcano Poàs e la sua voce dorata

Sul Vulcano Poas, in Costa Rica sono stati scritti tantissimi ottimi post che vi invito a cercare nel web, perchè io qui, oggi, non ho voglia di descrivervi un luogo, per quanto molto suggestivo esso sia, ma preferisco raccontarvi una storia (ma comunque in fondo al post qualche informazione pratica la trovate).

Ve la vorrei raccontare perchè secondo me in pochi la conoscono e non la conoscevo neanche io prima di imbattermi in un vecchietto sdentato all’interno di una soda da pochi soldi. Di quello che questo simpatico tipo  mi ha raccontato ho capito poco o niente, ma quel poco è stato abbastanza per mettermi la curiosità di investigare qualcosa di più.

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Il Vulcano Poas con al centro la “piscina” di acque solforose

Le leggende sono un patrimonio importantissimo della cultura dei popoli. Le generazioni se le tramandano, di padre in figlio ed ogni volta che  se ne viene a conoscenza sarebbe un peccato non divulgarle, sarebbe come perdere un pezzettino di storia.

E perdere un pezzettino di storia è un po’ come perdere un pezzettino di sè stessi.

Il Costa Rica è un paese che ha una tradizione molto vasta di fiabe e racconti, ma questo aspetto viene spesso trascurato, probabilmente offuscato dalla tanta bellezza del suo territorio.

Eccola allora!

Vivevano all’ombra del vulcano Poas, un’alta montagna ricoperta di verde vegetazione, Iliana e la sua tribù: Iliana era la figlia dello sciamano del suo popolo ed era molto amata.
La tribù era felice di vivere lì, in un luogo a cui il grande Dio aveva sorriso.

Erano conosciute tra la gente storie che raccontavano la collera del vulcano Poas, momenti in cui il vulcano, vomitando fuoco e roccia fusa distruggeva ogni cosa si trovasse sul suo cammino verso la valle sottostante.
Lo sciamano era reso inquieto da questi racconti, mentre Iliana non se ne preoccupava molto.

Iliana aveva stretto una forte amicizia con Rualdo, un uccello con piumaggio anonimo ma dotato di una voce incantevole. Lui cantava per lei ogni giorno e lei non si stancava mai di ascoltarlo ed applaudirlo.
Anche quando lei era malata ogni volta che Rualdo cantava per lei , un sorriso le si disegnava sul volto.

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La Chlorophonia callophrys o “Rualdo bird”

E Rualdo l’ amava più di sè stesso, da quando lei gli aveva salvato la vita.
La vita nella tribù scorreva tranquilla finchè un giorno il vulcano cominciò a fumare e brontolare.
Lo sciamano, temendo per il suo popolo scalò la montagna e arrivato in cima al cratere fumante guardò giù nell’abisso:

Perché stai minacciando la mia gente?” Gridò. Ma non ci fu risposta. Mise uno straccio sulla bocca e con attenzione si fece strada giù nel cratere, anche se il fumo pungeva gli occhi ed ondate di calore lo aggredivano.

Perché stai minacciando il mio popolo?” Gridò. «Che cosa ci vuole per farti smettere?

In un profondo ringhio la montagna parlò “Portami tua figlia per un  sacrificio, e tutto andrà bene con la vostra gente.

Le parole del Poas penetrarono come una lama nel cuore dello sciamano.

Mia figlia? Lei è la mia unica figlia. Per favore. C’è qualcos’altro che possiamo offrire?

Ma la montagna tacque.

Lo sciamano tornò alla sua tribù ma i giorni passavano, ed il fumo diventava più spesso.

Alla fine, in preda alla disperazione, lo sciamano si recò nuovamente alla cima della montagna,  questa volta con la figlia legata mani e piedi.  Rualdo seguiva da lontano. Guardò con orrore mentre  con un gemito di dolore, lo sciamano gettò la figlia nella bocca del Poas.

Rualdo aveva il cuore spezzato. La vita senza la sua amica sarebbe  stata insopportabile. Senza preoccuparsi per se stesso, egli volò nel nucleo del vulcano, in mezzo al fumo ed offrì la sua canzone per la vita della ragazza.

Ti offro la mia voce” disse Rualdo “chiunque l’ascolta dice che è dorata

Nonostante il fumo sulfureo che gli bruciava la gola Rualdo continuò a cantare. Cantò della bellezza della sua terra natale, dell’amicizia e della fedeltà e mentre cantava, il rombo cessò  e Poas, commosso dalla voce del piccolo uccello, cominciò a piangere. La montagna pianse così tanto che le sue lacrime divennero la grande  Laguna Botos.

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La Laguna Botos secondo la leggenda si è formata dalle lacrime del vulcano Poas, commosso dalla bellezza della voce di Rualdo

Rualdo perse la sua bellissima voce nel fuoco della montagna e non potè più cantare, ma il grande Dio, come regalo per il suo coraggio, gli diede in dono il piumaggio più brillante che si fosse mai visto in tutto il Costa Rica.

Da quel giorno, Rualdo ed Iliana rimasero più inseparabili che mai e c’è chi ancora giura, molto tempo dopo, di sentire ancora cantare anche se questa volta non si tratta di Rualdo, ma di Iliana che canta al suo piccolo, silenzioso amico.

Qualche informazione pratica per visitare il vulcano Poas

Il Vulcano Poas si trova a circa 65 km dalla capitale del Costa Rica, San Josè. Si tratta di una delle zone più visitate del paese, sia per la sua (e del parco naturale in cui si trova) bellezza, sia per la facilità di accesso.  Il cratere principale, largo circa un km e mezzo, è il più grande cratere attivo del mondo ed è caratterizzato da una “piscina” solforica dalla quale si alzano spruzzi di gas solforosi che arrivano anche a 250 metri di altezza.

Arrivare al cratere è estremamente semplice. Al parco (entrata 10 $ a persona)  si accede  attraverso una bella e larga strada asfaltata che conduce al moderno Centro Visitatori dove si può posteggiare l’auto. Da qui con un facile persorso di circa 500 metri si arriva al cratere principale.

Dal cratere un altro facile percorso di circa mezz’ora conduce, attraverso la foresta pluviale alla laguna Botoon, un pezzo di vetro verde che brilla sotto i raggi del sole (ma non fatevi fregare dalla vista idilliaca, le sue acque sono acide).

Ci sono autobus che partono dalla stazione di  Alajuel a San José, che si trova sulla Avevue 2 tra le calles 12 e 14.  Gli autobus partono alle 8:30 del mattino  e tornano alle 2:30 ma cercate di essere alla stazione qualche minuto prima dell’orario di partenza.

6 comments… add one
  • Liz Au Ott 14, 2014 @ 11:59

    Wow.. mi sono quasi messa a piangere cavolo, anche quando ho scoperto una delle leggende delle Samoa (quella sulla nascita della prima noce di cocco) mi sono commossa…. bellissima e soprattutto qualcosa che non trovi nella classica guida turistica. Brava Marti

    • martina santamaria Ott 14, 2014 @ 12:00

      Grazie Liz! Si, ogni tanto cerco di dare qualcosa di “diverso” 🙂 Un abbraccione!

  • dueingiro Ott 14, 2014 @ 12:33

    Questo tuo post cade proprio a fagiolo! Noi ci stiamo preparando per il nostro prossimo viaggio in Etiopia (attenzione è una vera anticipazione!!! l’articolo uscirà a breve nel nostro blog !!) .
    Abbiamo letto il tuo racconto e ci hai fatto venire in mente quanto abbiamo letto sull’Etiopia. L’Etiopia è il Paese delle favole e delle leggende; abbiamo letto che gli abitanti ci credono così tanto che confondono la storia e la realtà con le storie di fantasia e che ci racconteranno molto probabilmente solo quelle (questo anche le guide!). Ci mettono poi in guardia: non fare capire a chi ce la racconta che sono solo storie inventate perché per loro è pura verità!
    Possiamo immaginare quindi, quanto particolare possa essere stato il racconto di questo vecchietto.
    Bel racconto di arricchimento.
    Ciao!

    • martina santamaria Ott 14, 2014 @ 12:37

      Uh allora se è un’anticipazione forse non dovevo pubblicare il tuo commento? eh eh eh allora quando tornerete dall’Etiopia scriverete anche voi un post con una bella storia (io le adoro, nonostante gli sforzi di mamma e papà per farmi crescere sono rimasta una bambina di 5 anni 😉 Vi seguirò nel vostro viaggio, l’Etiopia è nella mia wishlist 😀

  • dueingiro Ott 14, 2014 @ 15:14

    Ehehe! Ci abbiamo messo un bel po’ per convincerci a mettere il commento senza aver pubblicato il nostro sull’ Eth, ma alla fine ne valeva la pena 😉 !

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