Sono tornata dal mio viaggio in Rajasthan ormai da alcuni mesi ed ho la consapevolezza di aver (quasi) somatizzato quello che ho vissuto in tre settimane nel grande continente indiano: è quindi tempo di tirare le somme su questo viaggio anche se molto probabilmente chi leggerà questo articolo avrà l'impressione che io sia forse un po' superficiale nelle mie considerazioni.
Ci sono sempre mille soli
al di là delle nuvole
Proverbio indiano
Mi è piaciuta l'india? L'ho amata? Rispondere non è facile. L'India è un paese che affascina e lascia un profondo stupore, che crea tantissime emozioni contrastanti ma, soprattutto nel mio caso, anche che spaventa, atterrisce e lascia attoniti. Non è facile per niente parlarne e tantomeno cercare di dare un giudizio il più possibile oggettivo.
Prima di partire avevo l'entusiasmo alle stelle. Le persone che mi parlavano di questo viaggio lo facevano con una luce particolare negli occhi, come se l'India gli avesse lasciato qualcosa di splendente nell'anima. Anche i post che ho letto sui vari blog di viaggi, nonostante rimarcassero il fatto che l'India è il paese dei grandi contrasti, ne parlavano come di un paese incredibile.
E visto che dei lati positivi ne parlano (quasi) tutti, preferisco lasciare che siano altri blogger molto più bravi di me a raccontare cosa vedere e visitare nel Rajasthan, io farò qualcosa di diverso, vi racconterò cosa mi ha sconvolta di questo paese e lo farò in maniera superficiale forse, perchè è forse davvero superficiale limitarsi a giudicare esclusivamente quello che gli occhi vedono, senza cercare di andare oltre.
Nonostante ciò non voglio cadere nella trappola di voler trovare a tutti i costi (anche dove non c'è) un significato recondito o una giustificazione a quello che ho visto e che probabilmente non ho capito.
La prima impressione che ho avuto nei confronti di questo grande paese è che nonostante sia uno dei motori trainanti dell'economia mondiale sia un mondo spaccato in due con un'immensa frattura vuota nel mezzo. Da una parte c'è il mondo di chi riesce a rimanere attaccato alla macchina dei soldi e del progresso, dall'altra invece c'è un mondo antico che rimane indietro, totalmente escluso dal benessere che dilaga.
Ed il primo mondo si pone nei confronti del secondo come se quasi se ne vergognasse, come se lo considerasse una piaga, un grosso peso che è costretto a trascinarsi dietro e di cui farebbe volentieri a meno.
Questo secondo mondo, vissuto da una grandissima parte di popolazione, versa nella miseria più assoluta. Ne ho sentite dire di tutti i colori, più volte mi è stato ripetuto che grazie alla spiritualità il dolore e la morte assumono un significato diverso. Gli indiani sono un popolo estremamente spirituale e davvero vita e morte hanno per loro un significato diverso, ma credo che il dolore sia dolore per tutti e che non vada mai dato per scontato nè tantomeno accettato con rassegnazione.
Ma non solo gli uomini vivono una vita precaria, anche la condizione degli animali è disastrosa. In ogni essere c'è un dio, nonostante ciò ovunque gli animali vagano spersi senza una meta, nascono, vivono e muoiono in un'indifferenza assoluta. Le mucche sono sacre, ma quando diventano vecchie e non fanno più latte, la scelta più facile è quella di abbandonarle.
Tantissime vagabondano ovunque in cerca di cibo e spesso muoiono in seguito a blocchi intestinali dolorosissimi causati dall'ingestione di sacchetti di plastica e spazzatura di ogni genere. In questo caso la scelta di non ucciderle mi è sembrato solo un modo per scaricarsi di un peso mantenendo pulita la propria coscienza.
Camminando per la strada non si può evitare di sbattere la faccia contro le vampate di fetore. Immaginate grandi discariche ai lati delle strade. Immaginate fogne a cielo aperto. Immaginate mucche che girano libere ed indisturbate ovunque. Immaginate i cadaveri dei cani mangiati dai parassiti. Immaginate l'odore dolciastro della cancrena sul braccio di un ragazzino su un bus. Immaginate…immaginate…
«Chi ama l’India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. E’ sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno. Si soffre a starne lontani. Ma così è l’amore: istintivo, inspiegabile, disinteressato. In India si pensano altri pensieri.» Tiziano Terzani
Nei blog e sui social ho letto innumerevoli parole entusiaste sui bellissimi sari colorati delle donne indiane, e raramente viene accennata la reale condizione delle donne soprattutto negli ambienti ancora rurali. Non bisognerebbe dimenticare che spesso dietro a tutto questo colore c'è l'anima di una giovane ragazza che probabilmente ha dovuto sposare l'uomo che qualcun altro ha scelto per lei.
La mia domanda a questo punto è sempre la stessa: davvero un paese che ha costruito il Taj Mahal simbolo dell'amore più puro tra un uomo e una donna può ridursi a costringere una giovane a giacere con un uomo che non ha scelto e che magari non ha mai visto prima? Dove è finita la delicatezza dei sentimenti? Come può una vita essere considerata ancora poco più di una merce di scambio?
Io com'ero a 15 anni me lo ricordo e me lo ricordo bene. Ricordo la errata ma vibrante percezione che i miei sentimenti non interessassero a nessuno, ricordo quanto questa cosa mi facesse sentire completamente sola e quanto ne soffrissi. Penso poi a queste ragazzine e cerco di immaginare anche solo lontanamente il senso di profonda solitudine che possono provare mentre noi l'unica cosa che siamo capaci di fare è quella di voltarci dall'altra parte trovando come scusa il fatto che questa è la loro cultura. Ormai con la cultura giustifichiamo qualsiasi cosa, anche la brutalità più cruda. L'importante è diventato solo portare a casa una bella fotografia.
Come dicevo giudicatemi pure superficiale. Continuate pure a parlarmi dei sorrisi meravigliosi di Pushkar, degli occhi limpidi dei bambini di Pushkar, della gioia di vivere di Pushkar e di tutte le cose che questa "Incredible India" lascia al viaggiatore che la attraversa, ma io vi dirò sinceramente che, nonostante tutte le cose che posso ripetermi nella mente, niente riesce a farmi cancellare dagli occhi le immagini dei bambini che chiedevano la carità con gli occhi spalancati e le tante manine tese nelle speranza di ricevere una moneta.
Dicono che per viaggiare in India si debba essere pronti. A me queste sembrano solo belle parole. Personalmente non credo che sarei mai potuta essere pronta a sopportare tutto questo e non voglio accettare neanche la dilagante consuetudine di definire un paese con il termine di contraddittorio, quando reputo che questo termine sia solo niente di più che un bel modo per chiamare l'ingiustizia.
Scusatemi ho provato a vedere tutto questo in maniera diversa ma proprio non ci riesco, è più forte di me.
Di una cosa sono comunque consapevole: nel profondo ringrazio questo paese enorme, questo continente indiano per aver cambiato la mia visione della vita. Mai sono stata così consapevole di me stessa, di quello che sono e di quello che ho come da quando sono tornata e questo mi permette di guardare il mondo intorno con occhi diversi e di apprezzarlo di più.
Il mio viaggio è stato un'esperienza umana fortissima e penso che ognuno di noi dovrebbe prima o poi viverla, nonostante il fatto che per me l' India abbia rappresentato troppo, troppo, troppo di tutto, anche in negativo.
La scrittura però è già decantazione del turbamento, è l’effetto meditato delle cose viste. Ricordo invece con emozione irriducibile lo sforzo di riprendere con una telecamera occhi innocenti di bambini sgranati sul mio volto, mani tese a chiedere l’elemosina di una rupia e bocche schiuse e senza voce a implorare carità. Quante volte ho visto l’obiettivo della mia macchina fotografica come un’arma puntata sulla faccia dell’innocenza, del dolore, della sofferenza! Costa molto descrivere freddamente immagini forti e definitive. Io, in verità, non ci sono riuscito. Avrei voluto scrivere un libro che parlasse dell’India, ho scritto invece L’India nel cuore. Vittorio Russo
Federico
Gli articoli più belli sono quelli che vengono da dentro!! :) Ammetto che a me l'India fa un pò "paura", ma non mi fermerebbe. Credo che non esista essere pronti per cose del genere.
Martina
Fede sei talmente tanto giovane ancora che avri tempo… ehehe sono sicura che la “paura” non ti fermerà ;-)
The Curious Café
Secondo me hai fatto benissimo a scrivere le tue reali impressioni.. non si può parlare positivamente di un viaggio o di un luogo se la tua esperienza non ti ha suscitato davvero quelle emozioni.
Ciao! :D Ilaria
Martina
Ciao Ilaria, in realtà l’India mi ha lasciato anche tante cose positive, ma è un paese molto difficile da affrontare e credo che quando si parla di un luogo bisogna parlare anche del “the bad” cioè di quello che non ci è piaciuto.. e le cose che non mi sono piaciute in India sono state davvero tante :D Grazie per essere passata di qui e grazie per il commento :)
The Curious Café
E' stato bello leggere un'opinione così autentica! nemmeno io sono mai andata in India e per il momento non mi attira più di tanto.. :D E non credo si debba essere 'preparati' nel senso stretto del termine, si deve solo aver voglia e lo stimolo di fare un'esperienza così forte e di immergersi in una cultura che è completamente diversa dalla nostra! A presto!
Martina
Ciao Ilaria! Credo che ognuno di noi quando sceglie di viaggiare in India lo faccia con un motivo diverso. C’è che va per fare yoga, chi semplicemente non c’è ancora stato, chi ci va per curiosità, chi ci va con una maggiore consapevolezza. Credo però che quando si torna da un viaggio cosi più o meno tutti dovrebbero avere chiaro che è comunque un paese che ha anche delle grosse problematiche che a mio avviso bisognerebbe cercare di risolvere. Non ci trovo nulla di male se non ti senti attirata, magari in futuro cambierai idea e allora se deciderai di andarci spero che al ritorno tu abbia voglia di raccontarmi la tua esperienza :)
Elisa
Ciao Marti!
Uau, l'ho letto d'un fiato.
Prima di tutto sono d'accordo con il fatto che non si deve sempre scrivere il bello delle cose che vediamo e dei luoghi che visitiamo. Sicuramente deve averti colpito moltissimo l'India, nonostante possano esserci state cose belle, le sensazioni che hanno prevalso sono quelle che hai scritto. Conosco la sensazione che si prova di fronte a qualcosa di ingiusto e persino quella di sentire le frasi "ma questa è la loro cultura" "loro fanno/sono così". È frustrante. E non si puó vedere il bello ovunque, quando semplicemente di bello da vedere c'è poco. Gli occhi in fondo, cosi come gli altri sensi, sono la porta per le nostre sensazioni.. Alcuni vedono in un modo, altri in un altro, per fortuna no?
Quindi… Io sono contenta di aver letto questo post, così com'è!
Un bacione!
Elisa
Martina
Ciao Elisa!!! Hai centrato il punto in pieno, è proprio frustrazione quello che si prova di fronte a certi atteggiamenti o a certe frasi campate per aria. Nessuna cultura dovrebbe essere giustificata o accettata quando crea sofferenza. Un abbraccione!!!
Beatrice
Io come sai amo questo paese ma perché ti dovrei giudicare superficiale? Anche io penso molte delle cose che pensi tu. Non è superficiale indignarsi, superficiale è non accorgersene o fare finta di non vederle.
Ti posso assicurare che anche chi ha inevitebilmente contratto un amore viscerale per l'India vede quello che vedi tu, e, almeno per quanto mi riguarda, ne parla anche…ma, già, io ancora non ne ho scritto. A volte ci penso, devo scrivere della "mia" India, devo raccontare, cercare di avvicinarla agli altri con tutti i suoi pregi ma soprattutto con tutti i suoi difetti. Ma non ci riesco, non riesco a rendere la cosa razionale…non scatta lo slancio per vederlo nero su bianco, in realtà dovrei dire bianco su nero ;)
E così passa il tempo, e capisco che tu ci abbia pensato tanto prima di farlo, perché è tanto facile fare un articolo e raccontare ciò che si vede, cosa fare, dove andare…il difficile è trasmettere le emozioni che ci portiamo a casa, nel cuore, nello stomaco. Quelle che resteranno con te per la vita, che in fondo sono la linfa vitale del nostro vagare o, almeno del mio. E credo che sia bello riuscire a donarle ad altri attraverso le parole e le fotografie. Credo che queste facciano di un blogger una persona speciale e da seguire, di guide di viaggio ce ne sono tante…
In attesa che anche a me arrivi lo slancio e sono certa che se si apre la diga diventa un fiume in piena!!! Ti faccio i complimenti per quello che per me, è il tuo articolo più bello.
Namastè Martina, dopo tutto Namastè
Martina
Namastè Beatrice, è davvero un onore per me aver ricevuto un commento tuo così sul mio blog, tu che l’India la conosci nel profondo. Non ho parole per espimere quanto sia felice per le tue righe, grazie :)
mguarien
Bell'articolo ben scritto e con molte considerazioni condivibili. Io sono tra quelli che l'India la "amano" anche se poi mi domando cosa davvero significhi questa espressione. Rilevo esattamente come te tutte le contraddizioni, le brutture e ingiustizie, però malgrado tutto questo, l'India resta per me un paese generoso e regala .. regale le emozioni e i pensieri che ti sei portata a casa. L'India ha la capacità di mettere in discussione e metterci in discussione. E' questo che a me piace di un viaggio in India. Torno e tutto mi sembra relativo, e un'aura dolce accompagna le mie giornate per un lungo periodo. E stranamente ogni volta che sono tornata a casa (ci sono stata 3 volte) mi sono ritornati in mente tutti i sorrisi (e ne ho visti tanti), la gentilezze e il garbo, immersi nel caos imperante e il suono dei clacson. Il Rajastan per altro non mi è piaciuto tanto quanto il sud dell'India, in cui la popolazione è meno sofferente e il contatto con la cultura Tamil e l'induismo permettono di entrare in contatto più profondo con una cultura così diversa (tanto tanto diversa !) dalla nostra.
Martina
Ciao!!! è vero, mi avevi già detto che ami l’India…e anche io ne ho visto molti aspetti positivi e soprattutto, come ho scritto alla fine del post, penso che si torni davvero arricchiti interiormente perchè la visione della vita è diversa dopo :) ho scritto questo post però perchè troppo spesso leggo sui blog parole bellissime sull’India e secondo me è importante ricordarne anche gli aspetti negativi di un paese che è troppo sia nel bene che nel male :)
mguarien
è che a volte si tende a semplificare e a dare impressioni con frasi più o meno fatte. Io credo la diversità vada raccontata in tutti i suoi aspetti. Io cerco sempre di non giudicare però. Perchè l'India è veramente un mondo complesso a mio avviso. Una versione troppo edulcorata non tiene conto di alcune realtà pesanti, d'altro canto alcuni giudizi vanno a mio avviso mediati con il contesto culturale e sociale che è molto articolato a mio avviso. Bello hai stimolato il dibattito :)
Martina
Hai perfettamente ragione, ogni realtà andrebbe analizzata all’interno di un contesto culturale e sociale, ma questo è un discorso veramente complesso e io non ho avuto l’ambizione di analizzarlo in maniera profonda. Del resto non è possibile analizzare una cultura cosi complessa e piena di sfaccettature in un post su un blog, forse non basterebbe un libro intero. Bisogna purtroppo anche un po’ banalizzare e fare di tutt’erba un fascio e questa cosa ti assicuro che mi turba molto perchè davvero avrei ancora un sacco di cose da dire :)
Francesca
Martina,
mi hai lasciata senza parole. Non per la tua superficialità, ma per la profondità e l'autenticità del tuo post. Non sono mai stata in India, ma riesco a capire il tuo pensiero, ammiro la tua capacità di andare oltre, riesco a capire la difficoltà di scattare foto davanti a determinate scene. Grazie per aver deciso alla fine di pubblicarlo.
Ciao,
Francesca
Martina
ciao Francesca che piacere che tu sia passata dal mio blog!!! Grazie per le tue parole, come dicevo avevo un po’ paura di pubblicarlo continuavo ad aggiungere e a cancellare, aggiungere e cancellare…Io non ci riesco proprio a scattare fotografie è più forte di me, non ci riesco proprio. Grazie per le tue bellissime parole, mi hai fatta arrossire :)
Francesca
In realtà ci passo spesso, ma sono una che commenta poco. Leggo soprattutto in treno e alla terza volta che la connessione cede e il commento va perso, ci rinuncio..
Martina
Meno male allora che mi hai lasciato il commento, grazie a questo ho potuto conoscere il tuo blog e vedere le tue bellissime fotografie :)
Manuela
Marti come te nessuno mai.
Brava! Non sono mai stata in India, ma tutti dicono "Bisogna esser pronti"
Pronti de che?
Non si è mai pronti per assistere a certe scene… e non bisogna credersi dei temerari o dei "viaggiatori forti" se si è in grado di digerire l'India.
Ad ogni modo è un Paese e una cultura che mi incuriosisce. Ci voglio andare per farmi un'idea personale.
Brava!!!! :D
Martina
Ciao Manu!!! Allora che dire…intanto grazie e poi..DEVI andarci in India è un viaggio di quelli che ti cambiano davvero, l’unico consiglio che posso darti è quello di entrare in quel mondo in punta di piedi e non lasciare che il fascino che questo paese esercita sul viaggiatore non ti permetta di vedere anche quello che c’è grattando un po’ sotto la superficie ;-)
Alla ricerca di Shambala
Io l'India non l'ho mai vista e apprezzo moltissimo questo tuo post, credimi. E penso, forse ingenuamente, che un travel blogger deve essere proprio così, trasparente. Il nostro valore (per quanto piccolo e soggettivo) non è quello di avere occhi solo per la faccia buona della medaglia, ma essere onesti, raccontare quello che abbiamo vissuto sulla pelle senza filtri. Quello che nessuna guida o depliant turistico ti dirà mai. Tanta stima.
martina santamaria
Ciao eheh grazie lo sai che la stima è reciproca, molto belle le parole su tuo padre nel tuo post #nevadofiero ;-) Passo spesso dal tuo blog e non lascio mai un commento.. rimedierò ;-)
Marianna for HOTEL & KITCHEN ©
Ho letto il tuo articolo tutto d'un fiato…! Non sei superficiale, sei reale! Mi hai fatto tornare in mente una chiacchierata con una cliente che ogni tanto partiva per l'India con il marito per lavoro e mi raccontava quello che tu hai scritto…mi ha fatto venire la pelle d'oca ma è la verità, anche lei mi raccontava del fedore per le strade, della fame, della misera…
Siamo tutti capaci a scrivere questo è bello…questo è fantastico, questo è meraviglioso. Il bello dell'essere un vero BLOGGER è raccontare il VERO!
Questi posti ti lasciano tanto a livello umano…hai fatto bene a scrivere quest'articolo. Grazie per averlo condiviso con noi viaggiatori. A presto!
Martina
Grazie Marianna che gentile!! Si anche secondo me nei blog bisognerebbe cercare di dare una visione il più possibile reale di quello che il viaggiatore troverà quando sarà in quel determinato luogo. Scrivere solo il bello è più facile, si rischia di meno di essere criticati, ma a volte che cantonate si prendono? :)
Marianna for HOTEL & KITCHEN ©
…e quante cantonate! Io nel mio blog recensisco Hotel & Ristoranti…quando non dai un giudizio positivo ti bacchettano, ma una cosa si deve imparare tutto non può piacere a tutti :)
martina santamaria
Giustissimo!!! Sicuramente adesso allora quando avrò bisogno di un hotel verrò a leggere le tue recensioni visto che mi posso fidare! Grazie! :)
Marianna for HOTEL & KITCHEN ©
quando vuoi cara :*
Alla ricerca di Shambala
Ok, ti aspetto al varco :-)
Sergej
Non avrei mai pensato ci fosse qualcosa in grado di sconvolgerti ;D
Riflessioni toste, zingara. In parte sono i dubbi che mi han sempre tenuto a distanza da certo Oriente tanto decantato da amici e letture. E in parte sono molto di più, penso che mai sarei riuscito a vedere dietro i bei colori di un sari la sofferenza di una vita rinchiusa in una gabba. O perlomeno non con tale empatia. Okay, io a quindici anni non sarò stato una fanciulla in crisi adolescenziale, ma ci siamo capiti.
Ottima anche la scelta delle tue foto, il cane del Taj Mahal è perfetto come riassunto (come "copertina") di tutto il post.
Martina
Ciao Sergej, ma che onore un tuo commento!!! :D hai visto che anche io a volte resto sconvolta? Ho il cuore più tenero di quello che potresti pensare ;-) Grazie per il commento è stato graditissimo :)
Marika
Brava, brava, brava!Sapevo che mi avresti stupita e ci sei riuscita alla grande :*
Martina
Ma grazie Marika :) sono contenta di non averti delusa ;-)
Claudia
Ciao Martina, io direi che questo post è tutto meno che superficiale. Credo che questo "problema" dello scontro con la povertà estrema in qualsiasi destinazione uno possa andare, India o non India, sia il nodo centrale della questione. Io lo dico apertamente, non viaggio in paesi in cui potrei andare incontro a situazioni di questo tipo, per ora ho deciso così, perchè ho timore di trovarmi faccia a faccia con situazioni con le quali non saprei come relazionarmi, perchè non credo di avere gli strumenti per farlo. Per farmi capire, ti posso dire che due anni fa sono rimasta sconvolta dalla gente della Nuova Caledonia, anche se il paese è a tutti gli effetti francese, le popolazioni locali se ne fregano dei nostri usi e costumi, vivono nelle capanne e lavorano solo per sussistenza: già vedere con i miei occhi che esistono persone che decidono di vivere così, nel 2014, per me è stato allucinante, se rapportato al mio stile di vita. Noi che viviamo in un ricco – nonostante le varie crisi – paese occidentale, credo che non possiamo capire. E poi detesto quelli che vanno nei paesi poveri, magari distribuiscono caramelle e poi al ritorno raccontano tante favolette del tipo "ma loro sorridono sempre e sono felici con niente": sono balle che si autoraccontano e i superficiali sono loro, secondo me. Perciò, nell'incertezza di non essere in grado di affrontare tali situazioni o peggio ancora di ritrovarmi ad andare in giro a distribuire caramelle pure io, per ora ho deciso di non viaggiare in paesi con tali situazioni sociali, in futuro si vedrà. ciao e grazie per aver condiviso i tuoi pensieri :-)
Martina
Ciao Mafalda!!! Sono poche e rare le persone che hanno il coraggio come hai avuto tu di ammettere di “avere timore” di scontarsi/incontrarsi con una cultura e con situazioni che teme di non riuscire a capire. Ho grande stima per queste tue parole. Un mio amico tanti anni fa mi disse che secondo lui le persone erano tentate di affrontare alcune situazioni solo perchè il semplice farlo li aiutava a sentirsi migliori e credo che questo sia il caso di chi distribuisce una caramella e poi torna a casa convinto di aver fatto del bene e di aver “donato” un sorriso. D’altra parte però non credo si riesca a capire davvero cosa sia la povertà vera finchè non ci sbatti contro la faccia. E se lo fai con umiltà, credo che possa essere davvero un passo avanti. Apprezzo moltissimo la tua sincerità e la tua umiltà e sono sicura che se un giorno deciderai di “affrontare” l’India lo farai nel modo “giusto” :)
Beatrice
Martina scusami l'intrusione, ma vorrei far presente che ci sono anche altri modi al di là di una caramella per relazionarsi con la "povertà". La caramella poi sarebbe bene non darla per niente visto che a chi è carente di tutto fa più male che bene. Io negli anni ho imparato a visitare onlus e orfanotrofi, per capire più da vicino come aiutarli, una goccia nel mare, ma, lo diceva Madre Teresa "quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno". Rispetto a capisco la scelta di Claudia, ma vorrei aiutarla a passare oltre e a trovare il coraggio perchè loro hanno bisogno del nostro coraggio, perchè "loro" hanno bisogno che "noi" l'occidente, li veda, li conosca e li capisca e si indigni soprattutto con i loro connazionali che spesso ne restano indifferenti! Imparate a fare la valigia con abiti smessi, a noi sembrano vecchi, indossateli in un paese che non ha nulla e vi sembrerà di avere un abito appena comprato. Cercate di portare abiti e scarpe per bambini, giochi, quaderni, penne…e lasciateli ad un centro che possa consegnarli a dovere, ma donateli anche lungo il cammino, per esempio al ragazzo del rischiò che vi ha accompagnato per qualche giorno, magari in cambio di un ultimo passaggio, lo scambio insegna loro che l'occidentale non è una gallina dalle uova d'oro. E' doloroso vedere l'espressione di felicità di chi in quel momento riceve un bene -prezioso- quale una maglietta nuova, ma l'ultimo sguardo che vi scambierete non avrà bisogno di parole. Un'ultima cosa e poi mi fermo perché si potrebbe aprire un lungo dibattito sull'argomento e ci vorrebbe un forum!! Sorrisi, quando viaggiate regalate sorrisi, guardate in faccia i poveri, e sorridetegli, all'inizio vi sentirete stupidi, ma quando si è degli emarginati un sorriso è un dono impagabile.
Scusa ancora Martina, ma non sono riuscita a trattenermi :)
Martina
Bea hai fatto benissimo a commentare!! Il tuo contributo è sempre davvero prezioso per un blog, mi piace il tuo modo di pensare e la delicatezza che hai nell’esprimere quello che pensi!!! Davvero penso che tu abbia ragione su tutto, quella di dare monete e caramelle è una pessima abitudine, se si vuole donare qualcosa bisognerebbe farlo attraverso strutture apposite (centri umanitari, onlus, orfanotrofi). Fomentare questa pratica del donare la caramella (a parte che come hai detto tu fa male) ci fa sentire solo più buoni.
Grazie per i tuoi commenti sono davvero ottimi spunti di riflessione per chi li legge :) Un abbraccione!!!
Claudia
Bea hai ragione, e so bene che non ci sono solo quelli che vanno in giro a distribuire caramelle, ma io sono per la teoria dei piccoli passi.. :-) e comunque, in ogni paese che si visita – ed anche a casa propria – ci sono situazioni di povertà sulle quali si potrebbe e dovrebbe aprire gli occhi, anche nei paesi più ricchi, senza bisogno di andare fino in India, ciao
cristina82t
Marti, grazie per la condivisione di queste riflessioni. non sono mai stata in India, è stata il mio sogno per qualche anno e nel 2008 l'ho mancata per poco, avevo quasi già fissato il viaggio. Negli ultimi anni mi sono un po' allontanata da questa meta considerando alcune dinamiche e situazioni sociali che a pensarci, dall'esterno e considerando le religioni locali, mi lasciano spiazzata. Anche se ancora non ci sono stata non posso dire più di esserne affascinata nel senso "magico" del termine ma l'India rimane un pezzo di mondo che vorrei vedere e conoscere "toccando con mano" .
Martina
Cri ciao! :) come ho detto ad altri secondo me l’India è un viaggio che si dovrebbe affrontare prima o poi, soprattutto perchè più che un viaggio è un’esperienza umana fortissima. Difficilissimo da capire per noi e anzi credo che nessun “non indiano” sarà mai capace di capirlo davvero. Posso chiederti come mai “alcune dinamiche e situazioni sociali che a pensarci, dall’esterno e considerando le religioni locali, mi lasciano spiazzata” ? Te lo chiedo perchè io al contrario prima di partire ero sicurissima, tutti i dubbi mi sono venuti dopo :)
La Ste
Ormai è difficile leggere un post tutto d'un fiato, senza avere attimi di distrazione ma oggi ci sono riuscita. Complici i tuoi modi sinceri e il mio interesse verso un paese complicato come l'India. Grazie per avermi regalato questa visione così diversa dai racconti patinati che si vedono in giro. Ora ho anche più voglia di partire!
Martina
ciao La Ste, grazie! :) Anche se devo ammettere che reputo il mio articolo sia un po’ davvero superficiale solamente per il fatto che non si può parlare di certi problemi in un articolo di poche righe, ma alcune problematiche dovrebbero essere inserite in un contesto culturale e sociale ampio, comunque dare una visione “diversa” era il mio scopo e mi rende contentissima il fatto di esserci un po’ riuscita :)
Cabiria
Lo aspettavo :)
Che dirti se non che mi ritrovo in pieno? Ho vissuto le tue stesse difficoltà e ho i tuoi stessi dubbi.
Una cosa però l'ho capita: che l'India non si capisce, e che non è possibile prepararsi. L'India si ama o si odia, e in entrambi i casi non si sa nemmeno bene spiegare il perchè.
O almeno: questa è l'idea che mi sono fatta, ma conto di tornare per confermarla :)
martina santamaria
Cabiria anche io conto di tornare in India per vedere se riuscirò a comprenderla un pochino di più! Davvero è un paese che non si capisce per certi versi e lascia davvero spiazzati. Se ne potrebbe parlare per giorni o non dire assolutamente nulla. mi fa piacere comunque sapere che ti rived un po’ nella mie parole, vuo, dire che forse non vado così controcorrente come immaginavo :)
chiara
ciao Martina,
chiaramente il tuo articolo ha attratto la mia attenzione:-) mi piace chi sa porsi delle domande nella vita, chi riesci a soffermarsi e a riflettere con la propria testa senza cadere negli stereotipi… e tu l'hai fatto. Solo una cosa relativa alla sofferenza al dolore, ho avuto modo di parlare con un amico indiano di questo argomento, di come ho avuto molte volte l'impressione che restano l'un l'altro indifferenti a certe situazioni anche piuttosto sconcertanti agli occhi di un europeo. La risposta che ho avuto indietro è che il loro karma… "starà scontando il cattivo karma delle sue vite precedenti" senza pena, rammarico o tristezza alcuna. Ho pensato all'inizio che fosse assurdo poi ho riflettuto che anche nella sviluppata Europa anche se non vediamo bambini supplicanti che chiedono l'elemosina non ci mettiamo molto a passare con occhi indifferenti davanti a un barbone dagli odori nausebondi, a passare oltre se vediamo sconosciuti che vengono scippati o persone in dificoltà. L'unica differenza è la quantità di persone che in India ti passano sotto gli occhi in situazioni di triste povertà, li è difficile bendarsi gli occhi e andare avanti, qui è molto più facile.
un abbraccio
Martina
Ciao Chiara, la religione dei popoli è nata per trovare delle risposte alle cose che non si riuscivano a comprendere. Credo che le parole “starà scontando il cattivo karma delle sue vite precedenti” abbiano lo stesso motivo, dare un senso a qualcosa che non lo ha. Ma non credo che questo possa essere accettato. Credo che ci siano dei diritti fondamentali nella vita di un uomo e credo che avere un piatto caldo alla sera e avere cure minime siano alcuni di questi. Non voltarsi dall’altra parte è solo ed esclusivamente una nostra scelta qui come in India come in tutte le altre parti del mondo, Dipende solo da noi e da cosa scegliamo di essere. Solo prendere coscienza delle persone che stanno ai lati della strada a chiedere elemosina è un passo avanti. Il prossimo dovrebbe essere quello, nel nostro piccolo e nelle nostre possibilità, di rendere il mondo un posticino un pochino migliore non solo per noi, ma per tutti. Un abbraccio forte :)
Elena
Ciao Martina,
il racconto è bellissimo soprattutto perché viene davvero dal cuore e racconta quello che ti è rimasto dentro (o meglio una parte di quello che ti è rimasto dentro).
Devo dirti che è, a mio avviso, un racconto che mancava rispetto ai viaggi in India. Come dici tu, spesso girando per la rete trovi racconti bellissimi, molto poetici di tutte le cose belle e positive che ti lascia l'India – che indiscutibilmente ci sono.
Però anche io mi sono sempre chiesta, attratta ma anche spaventata dall'India, perché nessuno (o quasi) parlasse in questo modo di alcune cose che ci sono, esistono e si vedono in quel paese.
Prima o poi anch'io camminerò per quelle strade. E ti ringrazio per aver condiviso queste emozioni.
Martina
Ciao Elena, grazie!!! Sarò sicera, avevo paura a pubblicare questo articolo :)
L’india è un paese davvero difficile da affrontare, soprattutto se lo fai mescolandoti con la gente e non solo guardandola dal finestrino di un pullman con l’aria condizionata di un grande tour-operator. Io ho sofferto, fai conto che in stazione a Varanasi mentre aspettavo il treno ho cominciato a piangere e non riuscivo più a smettere, però sono contenta di esserci stata perchè è un’esperienza che ti accresce in maniera smisurata :)
è importante credo raccontare anche le cose brutte di un paese perchè è giusto che si sappiano, se no sarebbe come girarsi dall’altra parte.
Quando deciderai di andare in India vai con la mente aperta e vedrai che il tuo viaggio sarà straordinario :)
Un abbraccio!
El3naLiv
Grazie per questo post e per aver scelto di condividere il lato negativo di una destinazione tanto decantata come l'India. La vera povertà è difficile da metabolizzare e complicata da raccontare. Si imparano nuove visioni del mondo ma ci si disincanta su tante altre. Il concetto di povertà stesso si frantuma in mille pezzi e viene rimpiazzato da un sentimento di rabbia e impotenza. Incredibile che nel 2014 esistano ancora realtà come queste. Dittatori, regimi, caste non scompaiono mai, lo testimonia l'India, lo testimonia l'Africa, lo testimoniano tanti altri Paesi. Si tende a sventolare la fine di un regime con la morte di un dittatore ma è solo la punta dell'iceberg. Quel che si può fare è parlarne, parlarne apertamente e senza filtri e, se possibile, tentare di aiutare qualcuno a vivere un'esperienza di vita migliore. Complimenti per questo post.
Martina
Grazie elena per questo tuo prezioso contributo. Esatto, quello che si prova è proprio rabbia ed impotenza… Raccontare senza filtri quello che abbiamo visto secondo me è importantissimo anche per portare alla luce certe problematiche che troppo spesso si fa finta di non vedere :)
Silvia
Hai descritto proprio quello che temo e che mi blocca al momento di prenotare il volo e mi fa rimandare questa destinazione “alla prossima volta”. Forse però è proprio come hai scritto tu, non sarò mai pronta per l’India…
Martina
Ciao Silvia, quando ho scritto che non si è mai pronti per l’India lo pensavo per davvero, e continuo a pensarlo. Credo però che questo non ti debba bloccare, l’India almeno una volta va visitata anche se fa incazzare. Ti lascia comunque tantissimo, ti cambia in qualche modo, e sicuramente in meglio :)
Massimo
Ciao Martina, cercando delle informazioni sulle Galapagos mi sono imbattuto nel tuo blog, è così che navigandoci attratto da tutto ciò che tratta di viaggi leggo il tuo articolo sull’India. Ho 60 anni e per la prima volta ci sono stato nell’81 di anni all’ora ne avevo solo 27, è stato un fortissimo pugno nello stomaco che non mi ha mai più abbandonato, ebbi la sensazione di aver incontrato la vera essenza della vita, i valori che avevo tanto rincorso alternando l’impegno sociale a quello politico in un cammino di ricerca di equità e giustizia avevano trovato la loro sede naturale in quel paese pervaso da spiritualità e saggezza…fu un’esperienza indimenticabile. L’India era entrata nel mio cuore ed ancor più nella mia anima. Successivamente per 10 anni mi sono calato almeno per 3 mesi all’anno nella realtà Induista di Bali, sicuramente più addolcita rispetto all’India ma pur sempre fatta di rapporti e valori veri dove la mia consuetudine mi ha consentito di viverla a stretto contatto con gli indigeni,partecipando costantemente alle loro cerimonie e condividendone cultura e spiritualità. Ma come ti dicevo dell’essenza dell’India mi è rimasta traccia indelebile, la sua influenza è stata tale da farmi attendere fino a quando avrei potuto considerare i miei figli, Matteo e Martina, “pronti” per affrontare questo viaggio. È avvenuto la scorsa estate, Delhi, il Rajasthan, Agra ed alla fine Varanàsi. Non è più quell’India Martina, probabilmente sono cambiato io ma sicuramente è cambiata moltissimo lei, l’ho trovata più carica di convenzioni che di convinzioni, il ripetersi di liturgie senza più conoscerne le ragioni, le genesi…si fa così x che lo si è sempre fatto, ho trovato una rassegnazione che ha il sapore di una resa, di una frustrazione. Non è rispetto x la vita altrui lanciare un camion contromano in autostrada, non è rispetto x la vita altrui far incontrare x la prima volta un uomo e una donna il giorno del loro matrimonio, non è rispetto violentare ed uccidere una donna e rimanere impuniti. Potrei elencarti tante ma tante contraddizioni per confermare fortissimamente la tua bad india e condividere la tua superficialità, esserne partecipe. Deluso e convinto che nemmeno da lì possa avvenire il cambiamento, nemmeno da lì potremo imparare qualcosa. Ci sarebbe molto da dire, x ora mi fermo qua contento di averti incontrato. Massimo
Martina
Ciao Massimo, provo a risponderti anche se e’ l’una di notte e sono poco lucida. Intanto grazie del tuo commento, traspare dalle tue parole una passione vera e non e’ una cosa che succeda spesso.
Credo che in qualsiasi caso pensare di dare un giudizio su un paese, quando lo si e’ visitato per 20 giorni sia sempre superficiale, nel bene e nel male. Mi e’ costato molto andare “contro corrente” e cercare di evidenziare i lati negativi di un paese che si e’ forse il più’ ricco di contraddizioni al mondo. Il fatto e’ che l’India detto in parole povere, mi ha proprio fatta incazzare. E mi fanno incazzare le miriadi di articoli tutti uguali che scrivono dell’India come un paese meraviglioso, fantastico in cui la spiritualità’ e’ superiore a qualsiasi altro sentimento, se così’ lo si può’ chiamare. Credo che spesso dell’india si tenda a dare un giudizio un po’ troppo buonista, e’ un paese ricco che insegna tantissimo, ma che ha tanti problemi che non si può’ fare a meno di vedere. E quello che i fa incazzare di più’ e’ che ad alcuni amici indiani ai quali ho ceracto di parlare di queste cose, si siano limitati a fare spallucce rispondendomi che si’, anche a loro dispiace che alcune persone siano nella miseria più’ assoluta, ma che tanto non c’e’ nulla da fare. Io credo e spero che invece qualche cosa da fare per migliorare la condizione delle persone si possa fare.
Ho bisogno di tornare in India per cercare di capire un pochino di più’ un paese con il quale non e’ nato subito e spontaneo un “feeling”. Chissa’, pensa solo che sto cercando di fare in modo di andarci a vivere per un paio di anni. Spero ma lo spero fortemente di cambiare opinione, davvero. Nel frattempo cerco di non fare lo struzzo, di non nascondere la testa sotto la sabbia, ma di continuare a riflettere sule cose che ho visto e che ancora mi feriscono. Grazie ancora per lo spunto di riflessione che mi hai dato , sperando che nonostante la mia superficialità’ continuerai a leggere il mio blog :)
pamel shah
E TUTTO VERO
MA IO SONO DEL BANGLADESH SOTTO CALCUTTA SONO CRESCIUTO CUI IN ITALIA E HO VISITATO INDIA, BANGLADESH. E TUTTO VERO TORNARE IN BANGLADESH E IN INDIA NELLA TERRA DOVE SONO NATO, ERO STUPITO ANCHIO, MA POI LE COSE LE HO PRESE IN MODO DIVERSO QUESTA POVERA GENTE NON HO STANTE LA VITA CHE FACCIANO NON SI LAMENTANO COME FACCIANO GLI OCCIDENTALI, SONO STATO 1 ANNO TRA INDIA E BANGLADESH E INCREDIBILE CHE QUESTA GENTE FACCIA UNA VITA POVERA E DICANO ALLA FINE LA VITA FINISCE PER TUTTI PRENDI E GUSTA QUEL POCO CHE TI E STATO DONATO..
NO PER DIRE CHE INDIA E MIGLIORE O SPIRITUALE MA PER DIRE CHE CE GENTE NELL MONDO CHE STA BENE E SI LAMENTA COME UN MORTO DI FAME PER QUESTO CHE AL MONDO NON CI SONO MAI STATI I I DIRITTI UMANI E NON CE’ FINO ADESSO IL DIO HA FATTO UN MONDO BELLO MA GLI UMANI I POLITICI CHE MANGIANO IL PANE DEGLI ALTRI E LASCIANO SENZA PANE FREGANDOSENE SE FOSSERO COME GANDHI I POLITICI INDIANI NON CI SAREBBERO LE DIFFERENZE CHE CI SONO OGGI.SONO CRESCIUTO MORALMENTE GRAZIE A QUAELLA GENTE CHE SI ACCONTENTA DI QUEL POCO.
martina santamaria
Ciao! Scusami il ritardo nella risposta, ma ero in viaggio :)
Io credo che tu abbia ragione. Troppo spesso noi ci lamentiamo senza senso perchè in realtà non abbiamo l’apertura mentale di capire quanto siamo fortunati. L’India mi ha insegnato proprio questo. anche io sono d’accordo sul fatto che se la situazione lì è quella che è, è in parte anche colpa di chi potrebbe fare qualcosa e invece gira il muso dall’altra parte. in questo caso, per le persone povere credo che il governo dovrebbe per lo meno garantire una sanità adeguata e un pranzo decente al giorno.
Per il resto aver visitato quei luoghi mi ha davvero insegnato a guardare quello che ho con occhi diversi. Non dirò mai più di essere sfortunata e cercherò di lamentarmi il meno possibile :)
Domenico
Vado in India regolarmente dal 1984 e non posso più farne a meno. Tutte le tue considerazioni sono anche mie e credo si debba (e soprattutto gli indiani debbano) fare il possibile per cambiare le cose. Ma a me l’India, la sua cultura, il suo stile di vita hanno aperto mondi inesplorati di cui ignoravo l’esistenza, mi ha fornito chiavi di lettura che non possedevo, mi ha consentito di intendere e vivere anche la cultura occidentale in modo diverso. Per un certo periodo di tempo ho anche creduto (sperato), tenuto conto della potenza del subcontinente, che l’India potesse divenire la nazione guida di un diverso modello di sviluppo. Le recenti riforme economiche (di stampo liberistico occidentale) hanno rapidamente annullato le mie speranze. Tra tre mesi riparto. Namaste.
martina santamaria
Difficile rispondere ad un commento del genere. C’è chi ama l’India come te e ne è attratto fortemente ed è innegabile che hanno una cultura antica e affascinante. Ma io il mio amore lo provo già per il Medio-Oriente e l’India non lho capita. Questo non vuol dire che non mi abbia mai insegnato niente (anzi) ma dovrò tornarci perché credo di non essere riuscita a coglierne l’essenza (la stessa che ha fatto innamorare te)…Buon viaggio!!
francesco
Bellissimo post, uno sguardo diverso e inusuale. La superficialità non è in questo articolo, al contrario hai colto degli aspetti veri e spesso tralasciati (da me per primo). Io ho fatto fatica a capire l’India e ci sono dovuto tornare 2 volte per innamorarmene anche se, come dice la citazione di Terzani, spesso non me lo so spiegare questo amore.
So solamente che vorrei ritornare, sento una calamita che mi attrae!
Grazie per la bella lettura!
martina santamaria
Ciao Francesco! Eh si io e l’India non ci siamo capite molto, ma so che, come succede spesso con questo paese, è tornandoci una seconda, terza volta che se ne riesce a capire di più l’essenza, come è successo a te!
Io la calamita l’ho sentita più per altri paesi, sento la stessa tua sensazione ma rivolta al Medio Oriente…e spesso le persone mi chiedono come mai e anche io ahimè non me lo spiegare….sarà forse legato a qualche vita precedente? ;-)
Un abbraccione e grazie per il commento, mi ha reso davvero felice!
Elisa
Complimenti per l’articolo. Autentico. Devo dire che mi ritrovo molto in ciò che sostieni, anche io sono stata in India un paio di anni fa e al ritorno alla domanda:” ti è piaciuto questo viaggio?” Non sono mai stata capace di rispondere né con un “Sì “nè con un ” no”. L’unica cosa che sò è che dopo quell’esperienza la mia vita è cambiata, non sono più la stessa, vedo le persone sempre troppo superficiali, troppo attaccate a cose futili, e se prima passavo sopra a queste cose, ora ne sono diventata completamente intollerante.
L’India mi ha lasciato un grande buco nello stomaco, tanto dolore, ma allo stesso tempo una gran curiosità di capire perché è così. Da allora, appena ho l’occasione , vado in Asia per vedere e cercare di capire sempre di più, e quando torno ne sento una grande mancanza. La strada è ancora lunga ,ma spero presto di poter tornare a visitare l’India ,con una maggiore consapevolezza e con la speranza di capire un pò più a fondo questo mondo così assurdo.
martina santamaria
Ciao Elisa, che bel commento, grazie! Io provo i tuoi stessi sentimenti, ma il resto dell’Asia non mi ha mai provocato gli stessi sentimenti dell’India. L’India è diversa da qualsiasi altro paese che io abbia mai visitato e anche a me ha lasciato dentro un grande dolore. E anche a me ha cambiato la vita e la visione di certe cose che prima non notavo.
a me piacerebbe tornarci per cercare di capire, ma a distanza di anni ormai, ancora non ci riesco, mi blocca, è come se mi rifiutasse. non so forse sono io che non sono ancora pronta ad affrontarla.
un abbraccio e grazie ancora :)
valentina
Ciao Martina.
Io sono stata in India a 20 anni. Ho lavorato due mesi con un’associazione umanitaria e ne ho viste di ogni frequentando i luoghi più poveri per via di quello che stavo facendo. Ho incontrato storie tristissime. Alloggiavo in lebbrosari (dove si cura la lebbra e altre malattie simili), ospedali, orfanotrofi e altre associazioni. Il dolore era una costante i quei luoghi dove tuttavia trapelava qualcosa che amavo profondamente, come l’approccio positivo alla vita. Non so come sia possibile ma sopratutto fuori dalle grandi città (dove la globalizzazione ha imbruttito le persone e portato vizi, desideri e cattive azioni), ecco, in quei piccoli villaggi trapelava un senso della gioia molto superiore a quello che abbiamo noi in Occidente. Il dolore mischiato a questo è stato una bomba. Sono partita quasi per gioco ad un’età in cui nemmeno ci pensi troppo a quello che stai andando a fare, ma posso dirti che questo mi ha cambiata moltissimo. Una volta tornata ho cambiato percorsi di vita e la mia mente non era la stessa frivola del pre-partenza. A volte rileggo con tenerezza le mie parole scritte a mano nel diario di viaggio cartaceo quasi 10 anni fa. La spensieratezza unita all’affrontare qualcosa di molto più grande. Una botta di vita assurda quel viaggio.
Marco
Ciao
Leggo solo ora questo post; sai che ti seguo da poco, ma ho intenzione di “vivisezionare” il tuo blog, che, parere assolutamente personale, considero per forme e contenuti uno dei migliori in rete, dico davvero.
Quindi, mi dispiace per te, preparati perché scriverò spesso qui sopra. ;o)
Veniamo all’argomento importante: l’India.
Difficile parlarne mantenendo la lucidità. Ricordo perfettamente i miei sentimenti dopo il mio primo viaggio in India, più di un mese a spasso tra Rajasthan, Uttar Pradesh, Haryana, Punjab e Himachal Pradesh. Anche io sono tornato sconvolto, anzi, uso un termine forte, ma che rende l’idea: dolente. Perché dolore era quello che provavo nel vedere quello che tu hai saputo descrivere così bene.
Al mio ritorno sono stato assalito da amici e conoscenti che mi chiedevano: “E allora, com’è l’India?” Si aspettavano che io parlassi di sari, templi indù, elefanti e curry. Io invece evitavo di guardarli negli occhi, cambiavo discorso e l’unica cosa che dicevo al riguardo era che non ci sarei mai più tornato.
Anni dopo ho conosciuto una ragazza, che oggi è diventata mia moglie. Il primo viaggio che abbiamo fatto insieme? L’India. Lei ci teneva assolutamente a vederla e non sono servite a nulla le mie rimostranze e i miei avvertimenti. Del resto, tu lo sai, bisogna vederla, l’India, per capirla. Abbiamo puntato il sud (Kerala e Tamil Nadu). E di nuovo ho rivissuto quelle sensazioni, meno “intense” rispetto al nord, ma comunque forti. Ricordo distintamente un fatto.Siamo arrivati con il treno a Madurai; erano più o meno le 23:30. Usciti dalla stazione abbiamo dovuto letteralmente scavalcare i corpi di persone che dormivano per terra, nello spiazzo antistante la stazione. Non ti parlo di dieci-dodici individui, ma di diverse centinaia di uomini, donne e bambini. Ho guardato mia moglie con un misto di supponenza e rabbia, come per dirle: “Hai visto? Sei contenta adesso?”. Lei non riusciva a staccare gli occhi da quello che vedeva e faticava a contenere le lacrime.
Dopo un mese di vagabondaggio siamo tornati in Italia, abbiamo ripreso la nostra routine. Nel frattempo l’India sedimentava dentro di noi. Una sera a cena mia moglie disse una cosa che mi fulminò. “In India sei sempre parte di qualcosa. Sali sul treno e la gente ti sorride e ti parla; sei su un bus, sale una signora con un bambino e te lo mette in braccio perché lei non ha un posto per sedersi; chiedi un’informazione e si fanno in quattro per aiutarti. Sei sempre parte di qualcosa di più grosso. E anche quando vedi scene difficili, quando soffri, quando piangi per ciò di cui sei testimone, sei sempre una parte di quel qualcosa. In Italia spesso regna l’indifferenza, tu sei una molecola solitaria; in India no”. Eccolo, il punto che continuava a sfuggirmi.
Tu ti starai legittimante chiedendo: ma a questo qui che sproloquia sul mio blog, l’India è piaciuta?
Non lo so. Ci sono stato due volte e non ho una risposta univoca. L’india è una di quelle cose capaci di portare all’estremo la mia sindrome bipolare. ;o) La amo e la detesto allo stesso tempo. E’ una sensazione che non mi è capitata in nessun altro posto al mondo e forse è proprio per questo motivo che certamente ci tornerò ancora.
Ma prima, seguendo i tuoi consigli, andrò in Iran.;o))
Grazie per avermi ospitato.
Ciao
P.S. Mia moglie è una di quelle persone che non hanno dubbi: l’India si ama e basta. Ancora adesso ogni tanto ne discutiamo, figurati un pò …
martina santamaria
Ciao Marco! Allora credo che un blog di viaggi trovi il suo vero scopo quando chi lo frequenta è interessato al dibattito, soprattutto quando è accrescitivo quindi sentiti libero di scrivermi tutto quello che vuoi, mi rende felice!
E poi grazie ancora, sia perche ti piace il mio blog, sia per questo commento, se ne leggono pochissimi altri in giro per la rete ed è rarissimo che qualcuno li scriva: sono importantissimi perchè aiutano a riflettere chi scrive.
Ti faccio una premessa. Questo post è stato scritto quando ancora l’incazzatura per l’India non mi era passata. Ho trascorso moltissimo tempo, ma ancora oggi non mi sento di aver metabolizzato questo grande paese.
Nonostante questo, a distanza, anche io penso che ci tornerò prima o poi perchè mi ha lasciato dentro una sorta di malinconia o di nostalgia che mi spinge a desiderare di vederla ancora.
Capisco benissimo, i tuoi sentimenti rispecchiano perfettamente i miei.
Proprio ieri mentre parlavo con un altra viaggiatrice dell’India, lei ha esclamato: eh ma l’India o si ama o si odia.
Per me, così come per te mi pare di capire, non è così. Io l’India non la amo e assolutamente non la odio: a me l’India semplicemente mette in crisi: ha letteralmente messo in crisi tutte le convinzioni che avevo fino a prima di visitarla.
E so che quando ci tornerò mi metterà in crisi ancora di più, perchè sono convinta che riproverò ancora una volta tutti i sentimenti che ho provato la prima volta.
D’altra parte sempre ieri (:P) un altro viaggiatore mi ha detto: ah io ho girato tutto il mondo, ma l’india è il paese che mi è piaciuto più di tutti, ho fatto delle bellissime fotografie.
A me questo ha lasciato semplicemente attonita. Non capisco come si faccia a fermarsi a questo.
Il discorso di tua moglie invece è molto più profondo e mi ha fatto pensare… e mi farà pensare ancora.
Grazie e, se vai in Iran fammi sapere che ti passo il contatto dei miei amici così se volete potete sentirli e magari dormire da loro!
soprattutto se vi capita non perdetevi Palangan e il Kurdistan che sono davvero incredibili.
Grazie ancora per il bellissimo commento!
Marco
Grazie a te per l’opportunità.
Sì, “mettere in crisi” è l’espressione giusta. Non voglio fare il filosofo, ma la verità è che l’India ti toglie tutte le certezze (che nel mio caso sono pure poche) e ti lascia da solo ad affrontare una realtà terribile.
Nel corso degli anni ho visitato India del nord, India del sud e Sri Lanka, in quest’ordine. Dovessi dare un consiglio a qualcuno gli direi di fare il percorso inverso perché l’India del nord è molto più “strong” delle altre destinazioni. Non è che in questo modo sia più facile accettare quello che si vede, ma forse lo si può comprendere meglio. Anche qui poi, tutto è relativo.
Quanto all’Iran, ti ringrazio. Come ti accennavo in altro posto, al momento sono impossibilitato, ma prima o poi …
Ciao
Caterina fotodiaries
Un testo bellissimo innanzitutto! Complimenti, l’ho letto senza mai fermarmi, scritto da dio e ricco di emozioni. Io mi schiero dalla parte degli amanti dell’India, di quelli piu’ incalliti, tanto che nel 2012 lasciai praticamente tutto, incluso un buon lavoro, per stabilirmi li’ dopo l’ennesimo viaggio e una strana pazzia per la testa (l’unica forza motrice che spinge decisioni di questo tipo). Ti capisco e hai ragione in pieno, le ingiustizie sono tante, le hai viste, anzi ce ne sono anche di piu’. La condizione delle donne nelle societa’ tradizionali e’ penosa, alcuni atteggiamenti disgustosi in generale. Caos e contrasti si sprecano per non parlare dell’inquinamento. Eppure non saprei spiegarti perche’ ma io l’India la adoro, ha due facce di cui una terribile ma quella bella e’ bella davvero. La musica, la gente, le tradizioni, il modo in cui si fanno parlare le emozioni, la mancanza di mezze misure nel bene e nel male. E poi ci ho incontrato l’amore della mia vita e tante nuove opportunita’… non posso che essere grata a questa terra anche per questo!
Stefano
Bellissima riflessione, fuori dal coro. Peraltro ho avuto la tua stessa identica sensazione anni fa in un viaggio on the road a Cuba, tra odio e amore, incanto e perplessità. Sono realtà forti, che se ci entri per un attimo davvero vanno ben oltre il cliché dei sorrisi e della felicità a basso costo.
Brava
Emarti
Grazie ah ah così mi sento meno sola :)
marged
io credo che per andare in India ci voglia un motivo, che non si possa andare per ‘turismo’, perché il turismo come lo intendiamo noi non è quel tipo di esperienz a e se in India vedi solo il negativo (che è tanto e tanto forte) vuol dire che non hai fatto le scelte giuste di viaggio perché il bello è altrettanto forte ed è quello che rimane dentro. Non è semplice e non è per tutti, ma io sono stata molte volte in India ma non mi sono mai sentita di fare la turista, se non in qualche raro contesto in compagnia, mi sembrerebbe di avere sbagliato posto. L’India va vissuta giorno per giorno e da dentro a contatto con le persone e con le vite. Solo così ha un senso secondo me.
Nicolò
ciao sono un blogger alle prime armi e ho apprezzato il tuo articolo soprattutto per la tua sincerità e spontaneità. Mi è piaciuto il fatto che tu abbia avuto il coraggio di raccontare le esperienze negative per filo e per segno . Anche io sul mio blog ho parlato dell’India principalmente per informare e far scoprire ciò che si può visitare e perchè farlo.
Emarti
Ottimo!! Se lasci un link a un blog vero invece che a uno che dà che non esiste, magari vado a vederlo :)
Sara
Ciao Martina,
al di là di tutto, quello che ci lascia l’India è proprio questa maggior consapevolezza. Ci sono posti al mondo con bellezze architettoniche e paesaggistiche più suggestive, con odori sicuramente migliori, con sorrisi dei bambini altrettanto belli. Ma è quella possibilità di “rovistare” a fondo nella propria anima… ecco quello non l’ho trovato da nessun’altra parte al mondo. Sono come te, sono impiegata, adoro viaggiare e prima di avere 3 figli viaggiavo da sola (ora ci muoviamo in 5! ma sempre on the cheap). In India sono stata 3 volte e il mio primo viaggio da sola è stato proprio lì! Da allora il cammino attorno al mondo (ma anche a poca distanza da casa) è sempre stato una continua scoperta, avventura, stupore. Buona vita!
Adriana B.
Sono appena rientrata da un viaggio in Rajasthan di due settimane e prima di leggere il tuo articolo sentivo dentro di me un gran senso di colpa. Colpa perché non avevo colto la spiritualità che credevo mi avrebbe investito in quel paese che tutti dicono di amare, colpa perché mi irritavo perché la nostra guida comprava del cibo sulle bancarelle per strada e ce lo offriva toccandolo con la mani, colpa perché sentivo e sento ancora una grande rabbia per come ragionano i ferventi induisti per i quali tutto viene giustificato con credenze e superstizioni che al giorno d’oggi hanno il sapore della preistoria. Rabbia per come vivono e vengono trattate le donne costrette fino a pochi anni fa a sposare perfetti sconosciuti designati dai genitori e costrette ancora oggi a vivere con la famiglia dei mariti come schiave sottomesse alla “suocera” che in tale posizione riscatta le umiliazioni del passato divenendo la padrona, la mater familias. Rabbia per lo spreco di denaro per organizzare i matrimoni delle figlie e fornire loro la dote per i futuri mariti (mi è stato raccontato che prima dell’indipendenza alcuni uccidevano le bambine appena nate per non andare incontro a tutte queste spese ma che “ora è vietato”).
Sono rientrata solo l’altro ieri e sono ancora sconvolta.
Le donne e i bambini, e anche gran parte degli uomini, sono stati la scoperta più bella e l’emozione più positiva, il modo in cui ti guardano e si relazionano con te è unico, meraviglioso, gratificante. Distribuire sorrisi, come ha scritto qualcuno sul tuo blog, ti viene spontaneo, la loro gentilezza e accoglienza è veramente commovente e senza secondi fini.
Al contrario ho trovato insopportabili i commercianti, troppo insistenti, le loro mani erano dappertutto, per non parlare poi dei proprietari di ricchi negozi e amici della nostra guida dove presentavano la merce in modo scenografico, mellifluo e insistente. L’attaccamento al denaro e l’avidità di alcune persone è talmente evidente e così in contrasto con la miseria che predomina nel paese da lasciarmi disgustata. Ascoltare poi tutti quei racconti sui loro innumerevoli riti religiosi in cui alla fine tutte le offerte – dovute, altrimenti la sfortuna ricade su di te – finiscono nelle tasche dei rabbini mi ha disgustata ancora di più.
Insomma per il momento sento solo dolore e rabbia, ho viaggiato tanto ma questo è stato il viaggio più sconvolgente della mia vita, più che la bellezza dei monumenti mi ha colpito la gente, la loro cultura arretrata di secoli e la gentilezza di quel popolo così diverso da noi.
Grazie al tuo articolo ora mi sento un po’ meno in colpa.