Solo una breve corsa in traghetto separa la piccola Ile de Gorée, Isola di Gorée, dalla Capitale del Senegal, Dakar. La popolarità di questa piccola isola è principalmente legata alla sua storia che racconta della tratta degli schiavi dal 1444 al 1848 attraverso l’Atlantico verso America, Brasile e Caraibi.
L’intera isola è stata inserita nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1978. La celeberrima Maison des Esclaves è dal 1962 un museo.
Oggi la bellezza dell’isola di Gorée è in netto contrasto con la sua orribile storia. Le spiagge sabbiose sono tranquille e incontaminate, le strade affiancate da aiuole fiorite, le casette pittoresche sono ricoperte da bougainville, ristoranti e boutique spuntano ovunque.
Gorée offre uno scorcio di vita in un insediamento coloniale costruito per supportare l’industria della schiavitù. I visitatori possono fare un passo indietro nel tempo in quanto poco è cambiato sull’isola.
TOUR IN ITALIANO DELL’ISOLA DI GOREE
Dai un’occhiata a questo ottimo tour in italiano con pick-up in hotel (a Dakar), trasporto in traghetto e guida.
Le case dei ricchi mercanti di schiavi sono rimaste uguali a come erano durante il 1700.
Come arrivare all’Isola di Gorée
Ci sono due modi per raggiungere l’isola di Gorée da Dakar: o da soli con il traghetto pubblico, oppure con un tour organizzato.
Con il traghetto pubblico
L’Isola di Gorée si raggiunge da Dakar in traghetto ed è facile arrivarci anche da soli.
Il viaggio in traghetto costa 5200 CFA a persona per andata e ritorno e impiega circa 20 minuti per arrivare sull’isola e normalmente parte ogni mezz’ora dalle 6:15 alle 22:30 con servizi successivi nei fine settimana.
Appena saliti sul traghetto verrete approcciati dalle numerose venditrici di souvenir che lavorano sull’isola, e dopo un po’ irrimediabilmente vi inviteranno ad andare a trovarle al loro banco del mercato.
Una volta arrivati a Gorée si deve pagare una piccola tassa di 500CFA che viene utilizzata per il mantenimento delle strutture, delle case e degli edifici.
Con un tour organizzato
In alternativa al fare tutto in autonomia, ci si può appoggiare a un’agenzia: nel caso in cui non parliate francese questa è l’opzione migliore in quanto con l’agenzia avrete a disposizione una guida che vi spiegherà l’interessante storia dell’isola.
Puoi optare per trovare un’agenzia che ti organizzi tutto sul posto, oppure acquistare il tour online. Con le agenzie online hai più sicurezza di capitare nelle mani giuste, in più alcune sono con guida in ITALIANO.
Qui sotto trovi una selezione dei migliori tour che ho trovato:
- –> Escursione privata all’isola di Gorée (in ITALIANO)
- –> Tour privato di Dakar e dell’isola di Gorée
Alcuni consigli per visitare l’isola di Gorée
Questi consigli ti aiuteranno ad avere un’esperienza migliore durante la tua visita all’isola di Gorée.
La stazione dei traghetti di Dakar è molto caotica e potresti sentirti a disagio. È facile andare un po’ in confusione, soprattutto se è il tuo primo giorno in Senegal.
La gente del posto sul traghetto carica animali e porta le cose necessarie, soprattutto i souvenir che poi vendono nei loro negozietti. Proprio perché vendono souvenir sull’isola, loro (o una persona che conoscono) si avvicineranno a te sul traghetto per convincerti ad acquistare i loro prodotti una volta arrivato sull’isola. Ti suggerisco di parlare con loro ma NON promettergli che passerai dal loro negozio sull’isola.
Loro infatti si avvicineranno per strapparti una promessa, saranno davvero molto insistenti, e se gli dici di si (magari perché vuoi che ti lascino stare) poi giustamente si aspetteranno che tu la mantenga.
Quando ti vedranno passeggiare per l’isola di Gorée ti riconosceranno e insisteranno per farti entrare nella loro bottega e comprare qualcosa e se non lo farai alcuni si arrabbieranno molto.
Se non hai tempo perché stai visitando l’isola di Gorée per una sola giornata e non vuoi trascorrere tempo acquistando souvenir, non fare promesse se poi non hai intenzione di mantenerle!
A Gorée c’è anche una piccola spiaggia dove prendere un po’ di sole. Il Senegal purtroppo non è pulitissimo e sulla spiaggia potrebbero essserci dei vetri. Io mi sono tagliata per cui fai attenzione e se passeggi sulla sabbia indossa sempre le scarpe.
Se fai una gita di un giorno da Dakar all’isola di Gorée, ti consiglio di seguire il nostro itinerario che si è rivelato perfetto: abbiamo preso il traghetto a Dakar intorno alle 10:00. Quando abbiamo raggiunto l’isola siamo andati subito a visitare la Casa degli Schiavi. Abbiamo pranzato intorno alle 13:00 in uno dei ristoranti locali proprio sulla spiaggia, e poi ci siamo goduti una bella passeggiata, abbiamo visitato il Museo storico IFAN (molto bello) il castello e il cannone prima di prendere il traghetto per Dakar alle 18:00
Storia dell’isola di Gorée
L’Isola di Gorée deve la sue esistenza ad una grossa roccia vulcanica (basalto) che costituisce la parte che viene denominata il Castel ovvero la parte più alta dell’isola.
Questo massiccio era un frammento di una colata vulcanica che si formò circa 13.000.000 di anni fa.
Successivamente il mare, anno dopo anno, sottopose la colata vulcanica ad una grande erosione che la separò dal resto del continente rendendo il massicio vulcanico un picco isolato, e contemporaneamente creando i depositi sabbiosi che oggi costituiscono la parte bassa dell’isola.
Durante il Neolitico le popolazioni (per lo più pescatori e allevatori di capre) cominciarono a trasferirsi qui dalla costa: ne sono testimonianza i vari reperti di basalto ritrovati sull’isola che sono stati datati a circa 4.000 anni fa.
Dall’Era del Ferro in poi, gli abitanti del continente continuarono a trasferirsi sull’isola importando le famose capre di cui hanno parlato nei loro scritti i primi naviganti che approdarono qui.
I Portoghesi furono i primi ad arrivare all’Isola di Gorée nel 1444 e nel 1481 costruirono la prima cappella, ma non si stabilirono qui.
L’isola che allora portava il nome di Bir fu rinominata Palma Island.
Successivamente, durante il 16esimo secolo, Francesi ed Inglesi utilizzarono l’isola di Gorée come base per visitare la Costa D’Avorio: qui facevano rifornimento e caricavano pietre da utilizzare come zavorra per le loro imbarcazioni.
I primi Europei a stabilirsi in maniera più o meno definitiva sull’isola furono gli Olandesi che le diedero a Gorée il nome che ancora oggi porta addosso e ai quali nel 1627 l’isola gli fu offerta in dono dal re Biram.
La compagnia Olandese delle Indie Occidentali edificò, nel 1628 sulla parte bassa dell’isola, il primo insediamento fortificato e nella parte alta costruì un fortino.
Fino all’abolizione della tratta negriera da parte degli inglesi nel 1807, l’Isola di Gorée ebbe il ruolo di “magazzino” per gli schiavi.
Dopo di allora l’Isola conobbe un florido periodo di attività commerciali e dopo la metà del 19esimo secolo contava più di 5.000 abitanti.
Nel 1817 i Francesi presero possesso dell’Isola e rimase loro proprietà fino all’indipendenza del Senegal nel 1960.
Abbandonata dopo la fondazione ed il boom della città di Dakar, nel 1931 L’isola di Gorée contava circa 600 abitanti, e ad oggi ne conta quasi un migliaio.
La tratta degli schiavi
L’importanza storica dell’Isola di Gorée è dovuta al fatto che si ritiene che questa piccola isola abbia giocato un ruolo principale come porto commerciale nel commercio degli schiavi sulla tratta transatlantica.
La tratta degli schiavi era finalizzata al trasporto dei popoli dell’Africa Occidentale verso le Americhe per portare manovalanza nelle piantagioni.
Prima che gli Europei mettessero piede sul suolo di quella regione che allora veniva chiamata Senegambia (ora conosciuta come Senegal e Gambia, il paese più piccolo entro i confini del Senegal) la schiavitù esisteva già nel continente.
Una leggenda racconta che un re dell’impero del Mali, Mansa Musa, avesse così tanto oro che durante il suo pellegrinaggio religioso alla Mecca portò migliaia di uomini come schiavi per trasportare i suoi lingotti d’oro e per costruire città per lui e il suo entourage man mano che si fermavano lungo la strada.
Certo, non che questa leggenda sia del tutto vera, ma ciò che è importante è che la reputazione del re raggiunse confini molto lontani, tra cui l’Europa.
Nel XV secolo, i portoghesi approdarono sul suolo dell’Africa Occidentale alla ricerca di oro e di altre opportunità commerciali, tra cui il commercio di schiavi.
Sebbene questo “commercio” fosse già consolidato nei paesi africani, l’arrivo degli Europei nell’Africa Occidentale segnò l’inizio della tratta degli schiavi africani oltremare verso le Americhe ed il Brasile per lavorare nelle piantagioni.
Furono proprio gli Europei infatti a dare e vita a quello che è chiamato il commercio triangolare, nato per soddisfare la richiesta in continua crescita in Europa di alcuni beni come zucchero, cotone e cioccolato.
Le navi partivano dall’Europa cariche di merci (principalmente armi, polvere da sparo, tessuti, perle, rum) che, arrivati in Africa, vendevano o scambiavano per acquistare gli schiavi.
I negrieri bianchi non prendevano parte alla cattura degli schiavi in maniera diretta, ma si “rifornivano” presso i mercanti locali.
Imbarcati gli schiavi, le navi ripartivano alla volta delle Americhe dove rivendevano la merce umana; con la vendita degli schiavi acquistavano zucchero, caffè, cotone, tabacco, riso e ripartivano verso l’Europa carichi di queste mercanzie.
Furono principalmente i Portoghesi a dare l’inizio a questo commercio, ma il XVII secolo vide coinvolti anche i Paesi Bassi, la Gran Bretagna (con navi negriere in partenza dai porti di Liverpool, Bristol e Londra), la Francia (lo scalo più attivo fu Nantes, seguito dai porti di Bordeaux, Le Havre e La Rochelle) e la Danimarca che possedeva delle piantagioni nelle Antille.
Uomini, donne e bambini venivano stipati sulle navi in maniera disumana: più schiavi si portavano e si vendevano, più si guadagnava.
I sorveglianti li spogliavano, li rasavano a zero perché non si coprissero di parassiti, li marchiavano a fuoco su una spalla, li facevano sdraiare a terra e li incastravano, nudi e incatenati, l’uno accanto all’altro.
Sui ponti inferiori delle navi, in spazi alti tra gli 80 e i 120 centimetri, venivano stipati e incastrati tra loro anche 600 schiavi per volta.
Durante la navigazione due volte a settimana gli schiavi venivano trascinati in coperta e lavati con secchiate d’acqua e costretti a danzare perché i loro muscoli non perdessero di tonicità e potessero quindi essere venduti ad un prezzo più alto.
Inutile dire che la mortalità era a livelli impressionanti: una persona su 4 moriva di stenti o di malattia, scorbuto e dissenteria in primis, o veniva uccisa nelle spietate repressioni.
Le rivolte erano all’ordine del giorno e venivano represse dai negrieri bianchi con una violenza inaudita.
Tantissimi uomini e donne scelsero di morire buttandosi in mare piuttosto che accettare una vita di schiavitù.
C’è però una storia che mi è stata raccontata proprio a Gorée di una sola nave su cui gli schiavi la ebbero vinta sui loro oppressori: girarono le vele e tornarono a casa.
Come premio per il loro coraggio furono rilasciati e vissero liberi per il resto della loro vita.
A parte questo caso isolato però la storia non fu per niente a lieto fine: gli schiavi che non morivano arrivavano in America dove li aspettavano i mercati in cui venivano venduti per la seconda volta come bestie e venivano mandati a lavorare nelle piantagioni.
In quelle di zucchero, la vita media era di 10 anni.
Tra il XV e il XIX secolo (cioè per circa 300 anni), si stima che almeno 10 milioni di africani furono ridotti in schiavitù e deportati nelle Americhe.
Sebbene la maggior parte degli schiavi sia stata prelevata dall’Africa Centrale, in particolare dalla Repubblica Democratica del Congo, una grande porzione di schiavi nel commercio transatlantico è stata catturata direttamente nella regione del Senegambia.
Non fu un caso che Gorée fosse scelta come luogo di prigionia per gli schiavi in attesa di imbarcarli.
Come gli Inglesi infatti anche i Francesi preferivano utilizzare come “magazzino di merce umana” delle isole in quanto davano maggior sicurezza che gli schiavi non potessero fuggire.
Nello stesso tempo erano più facili da difendere in caso di attacchi da parte di altri trafficanti di schiavi o da gruppi di Africani armati.
Sull’isola di Gorée furono costruite dozzine di case che fungevano da prigioni temporanee per gli schiavi prima di venderli ai commercianti.
Alcuni di questi schiavi rimasero sull’isola di Gorée: le donne venivano utilizzate come serve e domestiche dei trafficanti di schiavi, gli uomini venivano usati come animali da soma per spaccare e trasportare le pietre utilizzate nelle costruzioni o per caricare e scaricare le navi.
Alcuni “promotori” del turismo dell’isola dicono che da Gorée siano passati tra i 15 ed i 20 milioni di schiavi. La ricerca storica però racconta che furono circa 26.000.
Alcuni storici hanno cercato di sminuire l’importanza di Gorée nel traffico di uomini, facendo notare che era nulla in confronto ad altri siti di commercio in altre parti del Senegal (Saint-Louis e la regione di Casamance), il Gambia e altri paesi dell’Africa Occidentale.
Cosa vedere all’isola di Gorée
Nonostante sia piccola, l’isola di Gorée ha alcune cose molto interessanti da vedere, tra cui un museo, alcune fortificazioni e quella che è il simbolo della tratta degli schiavi, ovvero la Maison des Esclaves con la sua celeberrima porta del non ritorno.
Casa degli Schiavi (Maison des Esclaves)
L’isola di Gorée è un zigzag di strade strette ed acciottolate che si sviluppano tra case coloniali dai colori vivaci ricoperte di bougainville che una volta appartenevano ai facoltosi commercianti di schiavi.
Vicino al litorale orientale, una stradina passa accando ad una grande porta di legno che si apre sul cortile della Maison des Esclaves (Casa degli Schiavi).
Costruita come la casa di un ricco commerciante alla fine del 1700, la struttura è costituita su due piani: quello inferiore, dove c’erano le celle per gli schiavi e quello superiore che fungeva da abitazione per il proprietario.
Al piano inferiore le celle sono suddivise in celle per uomini, per donne e per bambini. Nelle celle più piccole (dei veri e propri buchi) sotto le scale inclinate venivano rinchiusi come punizione coloro che avevano provato a ribellarsi.
Una volta giunti a Gorée gli schiavi venivano classificati per età, sesso e gruppo tribale e venivano marchiati a fuoco con il marchio della società commerciale.
La prima cosa che veniva fatta era separare le famiglie e togliere alle persone il loro nome per levargli prima di tutto la loro identità.
Tenuti in catene, gli uomini erano seduti con le spalle contro i muri delle celle, ma a volte all’interno ve ne venivano stipati così tanti che facevano fatica a sedersi o sdraiarsi.
Una stretta apertura verticale forniva luce e ventilazione.
Fuori, nel cortile aperto, gli acquirenti visualizzavano i prigionieri come animali in vendita, decidevano il loro prezzo e completavano l’affare.
Il prezzo degli schiavi dipendeva dalla loro forma fisica e dalla loro forza lavorativa.
Quelli troppo fragili non potevano sopravvivere al lungo viaggio in nave per cui venivano rinchiusi in una cella differente per prendere peso e quindi diventare “vendibili”.
Una caratteristica sinistra della Maison des Esclaves è il suo corridoio centrale che conduce alla Porta del Non Ritorno (Door of No Return): una porta aperta direttamente sulle acque dell’Oceano.
Ai visitatori viene detto che gli schiavi attraversavano questa porta per essere caricati sulle navi, anche se il vero scopo della porta e dell’intera struttura è stato molto discusso dagli storici: le Porte del Non Ritorno esistevano ed esistono ancora in altri siti storici di questo genere.
La Porta di Non Ritorno della Casa degli Schiavi probabilmente non è mai stata utilizzata per questo scopo in quanto le acque al suo esterno erano troppo basse per poter attraccare una nave.
Ancora oggi il dibattito sulla Porta del Non Ritorno della Casa degli Schiavi è aperto.
Molti storici infatti dubitano addirittura che l’intera casa fosse usata per incarcerare gli schiavi: è stata infatti costruita piuttosto tardi quando ormai il commercio era già in forte declino. Probabilmente qui vivevano solo gli schiavi di casa del proprietario che vi ha vissuto.
Il secondo piano, al quale si accede attraverso due scalinate a conchiglia, oggi espone pannelli che raccontano la storia della casa e della tratta negriera. Qui sono esposti anche ceppi di ferro e altri strumenti con cui gli schivi venivano incatenati.
Nonostante le domande sollevate sul mito della Maison des Esclaves, essa ha sicuramente un valore enorme come luogo di memoria; l’edificio è promosso soprattutto come un santuario emotivo alla schiavitù, e l’UNESCO l’ha classificata come un importante luogo storico.
A dispetto della controversia storica, la Casa degli Schiavi è testamento di uno dei periodi più bui della storia ed ha enorme importanza, al punto da essere stata visitata da luminari e capi di stato come Nenson Mandela e recentemente da Barak Obama.
Costo di entrata: 600CFA
Orario: la Casa degli Schiavi è chiusa dalle 12:00 alle 14:30
Museo Storico IFAN
Il Fort d’Estrées in cui oggi è stato allestito il Museo Storico IFAN (Institut Fondamental d’Afrique Noire) fu costruito durante il XIX secolo per proteggere l’isola di Gorée e il porto di Dakar.
I cannoni sul tetto ricordano il suo ruolo di difesa: il forte ha giocato un ruolo attivo nel 1940 quando le forze britanniche e francesi libere tentarono senza successo di prendere Dakar per timore che venisse usato come base tedesca.
Il forte divenne una prigione civile dal 1950 fino al 1977 quando fu assegnato al Ministero per l’istruzione superiore per l’uso da parte dell’IFAN come museo.
Il Museo Storico non solo racconta della tratta degli schiavi dell’isola di Gorée ma ripercorre la storia dell’Isola e dell’Africa dall’inizio dei tempi.
Al suo interno sono custoditi antichi reperti come gioielli, vari strumenti e alcuni scheletri che sono datati a circa qualche milione di anni fa.
Uno dei “pezzi” più famosi è un modellino dell’Aurore una nave francese del porto di La Rochelle, costruita nel 1784 dall’ingegnere Penevert e utilizzata per il commercio degli schiavi.
L’Aurora aveva un equipaggio di 40 membri e trasportava fino a 600 schiavi. Pannelli esplicativi raccontano come gli schiavi venivano incastrati uno sull’altro sulla nave e le condizioni della vita a bordo. Questa è la parte che ho trovato più interessante di tutto il museo.
Castello e cannone
Sul lato sud dell’isola, una bel viale in salita, fiancheggiato da baobab centenari, porta al suo punto più alto il Castello. Vicino a questo luogo furono i primi portoghesi ad edificare alcune strutture e in seguito gli olandesi costruirono la fortificazione chiamato il castello, ribattezzato poi Forte St. Michele durante l’occupazione francese.
Sebbene la maggior parte del forte sia stata distrutta dai francesi prima dell’indipendenza del Senegal, sono rimaste come testimonianze della seconda guerra mondiale alcuni bunker in calcestruzzo e un cannone che sembra abbia sparato una sola volta per affondare una nave mercantile britannica nel 1940.
Non vi è molto altro da vedere qui a parte il cannone e qualche bancarella di souvenir ma la vista dall’alto sul mare e su Dakar vale la fatica di arrivare in cima.
Altre cose da vedere a Gorée
Nonostante le 3 cose principali siano elencate sopra, ci sono altre cose da vedere a Gorée:
- Moschea
- Musée de la Femme
- Museo del Mare
- Palazzo del governatore
- Chiesa Saint-Charles Borromée
- Mercato dell’artigianato
Dove alloggiare all’isola di Gorée
Se decidi di voler vivere l’isola di Gorée per un paio di giorni e quindi fermarti a dormire (di sera e di mattina, prima dell’arrivo di turisti e venditori deve essere molto bella), hai qualche opzione di hotel in cui alloggiare.
Al momento in cui scrivo, sono 4 gli alloggi a Gorée, quindi se la tua intenzione è di alloggiare lì prenota in anticipo.
- Chez Eric: una casa coloniale pulitissima e molto ben arredata. La colazione è ottima e abbondante. Chez Eric è il posto ideale per rilassarsi. A due minuti dalla spiaggia e dall’attracco dei traghetti.
- Maison Augustin LY: Una bella struttura, camere pulite e spaziose con un letti grandi e comodi. All’esterno c’è un’area salotto e una bella terrazza. La colazione è inclusa ed è viene servita nella splendida cornice del cortile.
- Chez Coumbis: il mio preferito, si trova in una casa veramente bellissima, le camere sono pulitissime, spaziose e arredate in maniera fantastica. La colazione è una delle migliori di tutto il Senegal.
- Minutevents pour Villa Charles: a 3 minuti a piedi dalla spiaggia. Situato in posizione centrale sull’Isola di Goree, Minutevents pour Villa Charles offre una terrazza arredata e un giardino fiorito. Organizzano anche tour in barca e tour di pesca. In loco troverai anche una piscina e farai colazione nel giardino insieme a un sacco di uccellini!