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Diario di viaggio di un volontario in Sudafrica

Viaggi e volontariato.  Sempre di più queste due apparentemente semplici parole vanno a braccetto, provate a metterle insieme e vedere cosa ne esce fuori: un’esperienza unica.

Ed è proprio un’ esperienza unica che Raf  racconta in questo estratto del suo diario di viaggio: 10 giorni in Sudafrica nella Selati Game Reserve a contatto profondo con la natura.

Raf è andato in Sudafrica per un progetto rivolto alla ricerca, monitoraggio e conservazione degli animali selvatici tra cui il leone, altri grandi predatori e il rinoceronte nero.

Tramonto-sudafrica-selati

Tramonto nella Selati Game Reserve, Sudafrica

 

Le mansioni che Raf ha espletato come volontario sono state:

  • – fare da mangiare a pranzo ogni tanto
  • – preparare a giro per le 2 uscite safari giornaliere la colazione/merenda, preparare l’attrezzatura per cercare i leoni e usarla durante l’uscita (sentire i beep beep è affare ostico con tutti i rumori dell’auto),  o inserire i dati cartacei e su pc al rientro degli avvistamenti.

Per il resto solo natura natura natura!

Colonna sonora del diario:
What you know

Two door cinema club

“Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo.”

 

Mercoledì 25 dicembre 2013 – Aeroporto del Cairo

Ho corso a più non posso, tra gli strali dei malanni che mi hanno annichilito dal rientro del cammino di Santiago. Questa estate. Ad agosto.
E ancora fermo, resto nel pensiero di stare allontanandomi da ogni sicurezza.

Ho appena staccato i miei primi due biglietti per il Sudafrica: m’attende la Selati Game Reserve, in cui proverò a prendermi cura della salvaguardia della natura. E come dice il mio caro amico monaco Sangya, spero di non trovare nessuna vecchia conoscenza, di una vita passata, sotto le mentite spoglie di leone: sennò sai che abbraccioni famelici.

Cerco spazio, lo spazio per disperdere un punto, lo spazio che diviene mare dalle goccioline del mio dentro, lo spazio che si azzera tra interno ed esterno.
Unione di due vuoti che crea un pieno.
E gli vado incontro, verso le praterie nella savana sudafricana, in un misto di sensazioni che mi permettono,
anche ora, di sorridere.

campo-volontari-selati

La “casa” di Raf nella riserva

Giovedì 26 dicembre 2013 – Selati game reserve – Leo Africa

Qui ci si accorge di ogni angolo nascosto dei propri sensi, tutto è amplificato, la luce che riflette sul rosso della terra conduce le mie gote accaldate dall’umidità ad una simbiosi con la natura.
Osservo oltre il patio il verde delle piante che conducono lontano, sopra una coltre fumosa la cui origine il boss qui , Koos, sta cercando di svelare proprio in questo istante.

Qui ogni cosa che riguarda la natura è amplificata: il silenzio, i sapori, i profumi , il vento che porta via l’umidità, le vespe che mi ronzano intorno mentre scrivo.
Sento l’aria che soffia nei capelli, e mi scompiglia le palpebre arrotolate sul suono di una cicala mai udita prima.
Mi fermo, osservo, e mi rifermo.
Mentre gli alberi e le acacie ondeggiano, roboando suoni di foglie e semi.

Venerdì 27 dicembre 2013 – Campo Leo Africa

Avrei voluto scrivere di ieri sera davanti al fuoco, della cena preparata dai parenti di Koos sui bracieri ardenti, della polenta da mille e una caloria stufata con salamelle di gnù, del ragno super velenoso dalle uova stellate e dalle zanne neurotossiche sotto il dondolo, ed invece mi ritrovo a scrivere della mia prima notte nel bush dentro al mio letto dopo una sveglia prima dell’alba per il mio primo game drive, in attesa che la pioggia là fuori smetta di abbattersi sul tetto di lamiera.
Svegliarmi presto è stata forse una piccola liberazione dai tormenti, ma non sono fortunato: ho appena scoperto che con la pioggia non si esce, a causa della strada e delle lavate pazzesche che mi prenderei seduto all’aperto nella jeep.
Steso sul letto sento come piano piano la lentezza dell’Africa stia provando a solcare i muri della mia frenesia, facendomi rallentare i pensieri sotto al velo di una zanzariera.

Il tempo non esiste.

Sabato 28 Dicembe 2013

Sono appena rientrato dal mio secondo game drive in queste lande savaniche piene di alberi aguzzi e animali da scovare.
Ieri pomeriggio, dopo la siesta prolungata dalla pioggia, siamo usciti insieme alla guida portoghese Vic, alla volta dei leoni.
Oggi bisogna trovare Acacia. Prima di capire che questo fosse il nome di uno dei leoni da scovare, avevo già perlustrato l’orizzonte in cerca dell’albero così denominato.
La ricerca di ieri pomeriggio purtroppo non ha dato i frutti sperati: svelati 3 rinoceronti, qualche giraffa di sfuggita e tante belle gazzelle salterine. E’ stata la prima volta in cui ho compreso come ricercare i segnali emessi dai collari dei leoni con l’antenna a disposizione del volontario di turno.

Mburi

Mburi, uno dei leoni della riserva

Lunedì 30 dicembre 2013

Oggi dobbiamo cercare Acacia e Mfuti , due leonesse con il piccolo Dela, che da qualche giorno non si fanno vive.
Scattiamo lesti, e Paule alla telemetria usa delle strategie tutte sue.
Ci troviamo a attraversare stessi luoghi e stesse strade, con una serie interminabile di inversioni a U spacca
schiena, per un paio d’ore.
Dopo esserci incastonati nel dedalo di possibili vie per trovare i felini, Vic si accorge che l’iniziale indicazione
di Paule, era l’unica giusta di tutta la mattina.
“Avevi ragione Paule, i felini sono a ore 11, la in fondo, sotto alle rocce di quel Koppie”.

Paule non esita un attimo e salta giù dalla jeep munita di un paio di croocs ai piedi che non userei nemmeno per andare in spiaggia a Rivabella di Rimini.
Ed inizia a piovere.
Forte.

Sotto alle rocce che creano un Koppie, Koos ci dice “Saliamo per avere una visuale migliore, con tutta questa erba alta non si vede niente”.
Si sale.
La pioggia rende tutto scivoloso.
Arriviamo in cima: Koos ci ha preceduti già da un po’.
“Sono sull’altro versante della collina, li vedete?”
Osservo spiaccicato al terreno come una lucertola, e vedo due leonesse giganti rotolarsi come il mio micio sulla schiena con le gambe all’aria.
La pioggia ci favorisce, perchè mimetizza il nostro odore umanoide, e possiamo così sostare ad ammirarli qualche minuto in più.

Mercoledì 1 gennaio

Il primo dell’anno di solito si passa in famiglia, tra le pietanze rimaste dal cenone di capodanno, rintronati dai fuochi d’artificio e dalle troppe bollicine.
E capita così anche questa volta.
Fatico a svegliarmi prima delle 10, ma sotto i colpi di “How are you?”, mi desto e mi dirigo in cucina.

Grosse lucertole verdi e rosse si arrampicano sugli alberi, mentre mi gusto uno yogurt ai cereali, nuovo rituale per anche quando tornerò a casa.
Casa.
Si, è così che mi sento: ho trovato come sempre un nuovo focolare dove potermi sentire in famiglia.

E’ tempo di un game drive, che i leoni siano con me.
“Ululati e miagolii, guaiti e strepitii, urla e versi d’acclamazione, fate posto al Re leone”.
Canticchio questa canzone,per evitare la follia dell’istinto, in una serata di mezza estate sudafricana, mentre schiacciato nel sedile, odo il ruggire tremebondo di Mburi, il gran maschio della riserva.
A 2 metri di distanza da noi.
Sbilanciato un po’ in avanti, con la testa protesa verso la pianura senza fronde, eccolo attaccare con il suo canto d’amore e di territorio.
Rimango impietrito, mentre la brezza scompiglia la sua criniera e diffonde il richiamo verso le leonesse non molto lontane. E la saliva sui lunghi steli d’erba dinanzi alle sue fauci
L’eccitazione è grande, i richiami e i ruggiti si susseguono a catinelle, e mi ritrovo sperduto nel gorgo degli istinti a racimolare il ricordo di qualcosa che non ho mai vissuto.
Almeno in questa vita.
Restiamo ad ammirare il Re leone per un’oretta, fino a che il tramonto, che pennella di rosa l’orizzonte, non ci spinge a rientrare alla base.

Mburi

Mburi

Venerdì 3 gennaio 2014

Steso dal sole e dalla stanchezza scrivo mirando il rosa del tramonto sciogliersi dentro al marrone dell’ Olifant River, nel bel mezzo del Kruger National Park.

La sveglia è stata delle più mattiniere che non si potrebbe.
Ore 3.30 giù dal letto, si parte per il gate del parco a Phalaborwa alle 4.
Il parco è davvero selvaggio, nonostante che le strade principali siano asfaltate facciano perdere un po’ di quel mistero che tanto mi hanno affascinato nella Selati Game Reserve, e nelle passate esperienze nel Serengeti e Masai Mara.

Alla fine saranno 44 differenti tipi di uccelli diversi segnati sulla nostra mappa degli avvistamenti odierni.
E nemmeno un mammifero predatore, se non l’enormità di impala, due giraffe , una zebra e due elefanti avvistati tra il verde del bush.
Arriviamo al nostro campo sul fiume, e la ninna nanna delle sue acque ci accompagna prima al pranzo, e poi fino a qui, nell’ora dell’attesa che la coperta della notte ci accolga nelle sue spire.

Sabato 4 gennaio

Tutti giù dalla branda verso le 8, ce la siam presa comoda, per evitare la stanchezza di ieri.
“Tanto di animali non par vi sia nemmen l’ombra”, dico a colazione, per giustificare il ritardo sulla tabella di
marcia.
La giornata scorre tra gli alberi che cingono la strada, un elefante nella pozza, zebre che si spulciano a vicenda, una migliaia di impala e due camaleonti al rallentatore.
Ma come sempre , proprio sul far dell’uscita dal parco, l’evento più atteso: un leopardo a qualche metro di distanza fa la siesta in questa giornata di caldo torrido.
Ghiacciolo, e poi via verso la Selati, ma siamo stanchi e non usciamo a cena tutti insieme, come previsto ogni sabato sera.

Guardo le stelle dall’emisfero capovolto per l’ultima volta, comprendendo quanto tutto questo silenzio mi mancherà da domani.
E mostro alla memoria l’unica via di uscita dalla malinconia: stendermi nel letto, e tornare a scrivere.

Domenica 5 gennaio 2014 – Aeroporto di Johannesburg

“ Che cosa hai imparato da questo viaggio?”, mi chiede Vic , mentre mi osserva nel giardino della nostra dimora, assorto nel mirare il nulla, dentro la mia testa, che non vuole partire.
Già.
Cosa ho imparato?
Mi fermo per destare il mio rallentato moto che s’avvinghia alla terra che mi sfiora le piante dei piedi in questi ultimi istanti, e non so cosa rispondere.
Attendo qualche secondo, mentre mi scruta curioso.
“Cosa ho imparato?”, ripeto.
“Ho imparato i nomi di 44 specie diverse di uccelli e non dimenticherò mai il nome Mopani, l’albero con le foglie a forma di farfalla”

Rispetto alla consuetudine, in questo rientro soffro di una nostalgia meno traumatica, meno dolorosa e claustrofobica che in passato.
La commozione mi sfiora nell’ultima carezza con Madame, e nell’abbracciare con lo sguardo gli occhi di Vic, nell’attimo del saluto in aeroporto ad Hoedspruit.

Ma qui, la dilatazione che nasce dalle viscere della terra, la sua densità che rieccheggia nei respiri e nelle emozioni che mi pervadono, la riscoperta delle Origini, il cui fluire mi ha permesso d’essere qui ora, mi concedono una nuova sicurezza.

Concretezza , che sostiene i miei passi, sulla via del ritorno.

Nota di Raf:  se si vuole andare via per un paio d’anni e isolarsi un pò dal mondo spendendo poco, fare volontariato “animalesco”  in Sudafrica è un’ottima via. Tra le persone che ho conosciuto Sabrina vive lì e lavora come ranger dopo aver fatto 6 mesi di corso a Johannesburg- costo 10000€ circa ma le occasioni per lavorare dopo non mancano).

11 comments… add one
  • Cabiria Lug 25, 2014 @ 12:13

    Che dire…ti ringrazio anche qui per avermelo fatto conoscere! Ce ne fossero tanti di “matti” come lui!! 🙂

    • Martina Lug 25, 2014 @ 12:18

      Ah ah ah Cabiria è un mito e io spero davvero di conoscerlo prima o poi, ha un sacco di storie da raccontare 🙂

  • Lucia - Respirare con la Pancia Lug 29, 2014 @ 16:58

    Ha ragione Cabi, che dire?
    Ho letto tutto e come ogni volta penso che mi manca tanto da fare e da vedere. Stupendo Marti, grazie!

    • Martina Lug 29, 2014 @ 17:05

      Lucia un viaggio come volontarie potremmo anche farlo, che ne dici? 😉

  • La Ste Set 22, 2014 @ 10:30

    Grazie per avermi fatto conoscere questa opportunità! è da un po’ che voglio fare volontariato, credo che lo prenderò in considerazione 🙂 Grazie ancora, Stefy

    • Martina Set 22, 2014 @ 12:01

      Ciao Stefy, se vuoi chiedo a Raf se posso darti il suo contatto, credo ne sarà felicissimo così puoi sentire direttamente lui 🙂

  • La Ste Set 22, 2014 @ 13:23

    Siiii Marty,
    sarebbe bellissimo grazie! 😀

  • silvia Feb 15, 2015 @ 10:32

    Buon giorno Martina. Ho letto il tuo articolo e mi hai fatto sognare e desiderare di tornare in Africa. Sono stata nel kruger come turista ma sarebbe un sogno tornarci come volontaria.Mi piacerebbe saperne di più se non disturbo. Sono mamma di due bambini. Aspetto che siano un po cresciuti e poi vorrei andare. Grazie comunque per l’attenzione. Ciao Silvia

    • martina santamaria Feb 15, 2015 @ 15:10

      Ma ciao Silvia! Ma figurati se disturbi, anzi mi fa davvero piacere, in fondo lo scopo del blog e’ proprio questo 😉 Allora, la cosa migliore da fare sarebbe scriversi direttamente con la ragazza italiana, Sabrina, che vive la’. Se mi dai un paio di giorni provo a sentirla e a mettervi in contatto in qualche modo, posso eventualmente darle la tua mail, o preferisci che sia io a darti la sua?

  • Roberto Feb 27, 2016 @ 0:33

    Complimenti per dare visibilita’ a questa bella iniziativa di volontariato.
    Anche nel mio blog vorrei dare risalto ad iniziative che hanno queste finalita’..e’solo all’inizio ma chi ben comincia..

    • martina santamaria Feb 29, 2016 @ 14:58

      Esatto, chi ben comincia … sono anche interessanti da leggere queste testimonianze 😀

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